Artrite reumatoide, APMARR: "sì alla cannabis terapeutica per alleviare il dolore ma fatevela prescrivere dal medico
Domenica 13 Settembre 2020
Redazione
L’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – APMARR APS esprime la propria vicinanza e solidarietà nei confronti di Walter De Benedetto, paziente aretino affetto da artrite reumatoide che per alleviare il dolore è costretto a far uso di cannabis e per questo motivo è indagato dalla Procura di Arezzo per coltivazione di sostanza stupefacente.
“Riteniamo giusto – spiega Antonella Celano, presidente di APMARR – schierarci al fianco di Walter De Benedetto in questa sua battaglia per la tutela del suo diritto alla salute e alla cura. È inaccettabile che una persona affetta da una grave forma di artrite reumatoide, costretta per alleviare il proprio dolore a consumare quotidianamente cannabis, rischi il carcere. Ciò vale non solo per le persone affette da malattie reumatologiche ma per tutti i pazienti che, per scopi terapeutici, debbono fare uso della cannabis.
“APMARR – prosegue Celano - è favorevole all’uso della cannabis terapeutica ma vogliamo chiarire che essa non cura in alcun modo l’artrite reumatoide. Il suo consumo terapeutico è utile solo per alleviare il dolore provocato dalla patologia e i suoi sintomi. Come specificato dall’Arthritis Foundation alcuni studi sugli animali hanno suggerito che il CBD (composto attivo presente nella pianta di cannabis) ha proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie, ma questi effetti non sono stati validati in nessuno studio di qualità svolto su persone con artrite reumatoide. Non esistono neanche delle linee guida cliniche circa il suo utilizzo”.
Resta in ogni caso centrale il tema della libertà terapeutica: “La cannabis non dovrebbe mai essere utilizzata in sostituzione dei farmaci modificanti la malattia – chiarisce Celano - che aiutano a prevenire danni articolari permanenti nelle tipologie infiammatorie di artrite. L'uso della cannabis a scopi terapeutici deve sempre essere discusso in anticipo con il proprio medico, con valutazioni di follow-up ogni tre mesi circa, come si farebbe per qualsiasi nuovo trattamento”.
Infine l’accorato appello, rivolto alle Istituzioni e alla politica, per chiedere di riprendere l’iter, interrotto nella scorsa legislatura, per la legalizzazione della cannabis: “Chiediamo l’avvio al più presto di un percorso di legge che consenta e favorisca un più facile accesso all’uso della cannabis per scopi terapeutici attraverso pratiche legali, senza che le persone e i pazienti siano costretti a rivolgersi al mercato dello spaccio anziché andare dal proprio medico, alimentando così l’illegalità” - conclude Celano.