Secondo uno studio pubblicato sul fascicolo di novembre della rivista Journal of Clinical Nursing, un paziente su quattro affetto da artrite reumatoide (AR) è ricorso alle terapie alternative e complementari (TAC) come ausilio nella gestione della malattia.
E’ necessario, pertanto, che i medici siano consci sul possibile impiego di queste terapie da parte dei loro pazienti in concomitanza con la prescrizione di farmaci per l’AR. “Se le TAC possono avere effetti benefici nell’AR e nell’osteoartrite (OA) – sostiene il professor Alaaeddine, autore dello studio e responsabile del Laboratorio di Medicina Rigenerativa e dell’Infiammazione presso la Facoltà di Medicina della St. Joseph University a Beirut (Libano) – i pazienti dovrebbero mostrare cautela in merito al loro impiego e riferirne l’impiego ai medici che li seguono per evitare la possibile insorgenza di problemi con i trattamenti farmacologici loro prescritti”.
Con la definizione di terapie alternative e complementari si fa riferimento ad un insieme di opzioni terapeutiche che non sono incluse nel novero delle terapie medico-farmacologiche tradizionali. Le TAC sono divenute molto popolari nei pazienti affetti da malattie croniche. Sono molto le ragioni alla base del loro crescente successo: tra queste vi sono le frustrazioni per gli insuccessi della medicina tradizionale, la presunta sicurezza, in particolare, della fitoterapia e l’aumento delle inserzioni pubblicitarie che ne enfatizzano gli effetti benefici. Sono centinaia le TAC disponibili per la scelta da parte dei pazienti (agopuntura, chiropratica, yoga e fitoterapia, solo per citarne alcune tra le più note). Molte terapie a base di erbe sono impiegate nel trattamento delle artriti (AR e OA): tra queste vi sono un complesso a base di witania, Boswellia serrata e Curcuma longa, l’avocado, la capsaicina, un gel a base di Arnica, la soia e la glucosamina.
Le preparazione fitoterapiche possono, però, interferire con i farmaci alterandone la farmacodinamica (aumentando o riducendo l’effetto terapeutico) o la farmacocinetica (modificando il metabolismo attraverso l’induzione o l’inibizione del citocromo P-450). Pertanto l’impiego simultaneo di preparazioni fitoterapiche e di farmaci potrebbe dar luogo all’insorgenza di effetti indesiderati, talvolta seri, da cui la necessità per il paziente di comunicare al medico l’assunzione di TAC in concomitanza con i farmaci loro prescritti.
Scopo del nuovo studio è stato quello di valutare la prevalenza d’impiego delle TAC nei pazienti affetti da AR e OA nella popolazione libanese nonché di determinare i benefici e gli effetti avversi di queste terapie percepiti da questi pazienti. A tal scopo sono stato sottoposti ad intervista strutturata 250 pazienti di età compresa tra i 20 e i 90 anni. I dati raccolti nel questionario comprendevano informazioni demografiche e cliniche, nonché informazioni sull’impiego di TAC e sullo status di malattia prima e dopo il loro impiego. Due pazienti su tre erano affetti da AR, mentre il resto era affetto da OA.
I risultati hanno mostrato che 58 pazienti (il 23% del campione) facevano uso di TAC in aggiunta ai trattamenti farmacologici prescritti per l’AR e l’OA e che, tra questi, due pazienti su tre ritenevano che il trattamento fitoterapico fosse efficace, riferendo miglioramenti percepiti sia sull’intensità di dolore, sia sul pattern ipnico che sui livelli di attività.
Da un’analisi più dettagliata dei risultati ottenuti nella survey sono emersi i seguenti elementi.
I pazienti che ricorrevano alle TAC erano più giovani di quelli che ricorrevano solo alle terapie tradizionali (età media 45 anni vs 57 anni)
L’impiego delle TAC era maggiore nei pazienti con OA rispetto a quello con AR (29% vs 20%)
La TAC maggiormente utilizzata era la fitoterapia (83%), seguita dall’esercizio fisico (22%), dal massaggio (12%), dall’agopuntura (3%), dallo yoga e dalle tecniche di meditazione (3%) e dall’impiego di supplementazioni dietetiche (3%).
Meno di un paziente su quattro sottoposto a TAC ha fatto ricorso alle cure mediche per possibili effetti avversi, peraltro non seri, a carico dell’apparato tegumentario (16%) o di quello gastrointestinale (9%).
Nei pazienti sottoposti a TAC, la percentuale di coloro che non sperimentavano un incremento delle sensazioni di dolore è cresciuta dal 12% al 43% mentre quella di coloro che non avevano un sonno disturbato è salita dal 9% al 66%.
Il ricorso alla TAC ha comportato anche un miglioramento percepito nello svolgimento delle normali attività quotidiane. La percentuale di coloro che riferivano un livello di attività non limitato da dolore è cresciuta dal 3% al 12% mentre quella di coloro la cui attività era parzialmente limitata è salita dal 26% al 52%
La maggioranza dei pazienti in CAT (59%) non riferisce ai medici di ricorrere al loro impiego.
Alaaeddine et al. Use of complementary and alternative therapy among patients with rheumatoid arthritis and osteoarthritis. Journal of Clinical Nursing. 21, pp3198 (November 2012). doi: 10.1111/j.1365-2702.2012.04169.x
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