In pazienti con artrite reumatoide (AR), refrattari al trattamento con metotressato (MTX), l’aggiunta di abatacept endovena è in grado di indurre un beneficio su sinovite, osteite e danno strutturale. Queste le conclusioni del trial ASSET (Impact of Intravenous Abatacept on Synovitis, Osteitis and Structural DamagE in Patients with Rheumatoid Arthritis and an Inadequate Response to Methotrexate (MTX): A Randomised Controlled Trial) pubblicate in anteprima online sullarivista Annals of Rheumatic Diseases.
L’evidenza di processi di distruzione articolare e di depauperamento osseo documentata in presenza di AR ha sollecitato la necessità di ricorrere a strumenti affidabili per controllare in modo accurato il processo infiammatorio in atto. L’imaging a risonanza magnetica (MRI) visualizza il danno da erosione ossea con sensitività maggiore rispetto alle tecniche radiografiche convenzionali e permette l’identificazione di sinoviti e osteiti. Fino ad ora, tuttavia, i trial clinici che hanno incluso questa tecnica erano molto limitati.
Abatacept è una proteina di fusione ricombinante totalmente umanizzata che modula in modo selettivo il segnale di costimolazione per la piena attivazione delle cellule T. In trial clinici condotti con il farmaco in formulazione endovena, è stato documentato un effetto sostenuto del farmaco nell’inibire la progressione del danno radiografico a 5 anni in pazienti con AR conclamata, con un aumento dell’effetto inibitorio che si è osservato a 2 anni in pazienti con malattia all’esordio.
Obiettivo del trial ASSET, pertanto, è stato quello di valutare l’efficacia del farmaco vs placebo sulle patologie documentate mediante MRI nonché l’efficacia clinica e la sicurezza di impiego.
A tal scopo sono stati reclutati pazienti di età superiore ai 18 anni, con AR attiva (secondo i criteri 1987 dell’American RheumatismAssociation) da meno di 5 anni.
L’AR attiva era diagnosticata da un punteggio DAS28 basato sulla proteina reattiva C >3,2 o da una conta di articolazioni doloranti o tumefatte >6 e una misurazione di livelli di proteina reattiva C maggiore del limite superiore di normalità.
Tali pazienti, in terapia di background con MTX, sono stati trattati con abatacept endovena (circa 10 mg/kg) o con placebo per 4 mesi, per poi andare incontro ad una fase di estensione del trial in aperto nel corso della quale tutti i pazienti reclutati nello studio sono stati trattati con abatacept e MTX. Inoltre, nel corso dello studio, i pazienti sono stati sottoposti a MRI al basale e dopo 4 e 12 mesi dall’inizio del trattamento. L’entità della sinovite al polso (identificata in 3 aree) e l’osteite e l’erosione ossea al polso e alla mano (identificate, rispettivamente, in 15 e in 8 aree) è stata valutata mediante punteggio usando il metodo OMERACT-RAMRIS ( OutcomeMeasures in RheumatologyClinical Trials – RA MRI score).
Ventisei pazienti su 27 in trattamento con abatacept e tutti i 23 pazienti in trattamento con placebo hanno completato il quarto mese di trattamento e sono entrati nella fase di estensione “in aperto” del trial. Dopo 12 mesi, 26 pazienti del gruppo in trattamento pregresso con abatacept e 21 pazienti del gruppo ex-placebo hanno completato il trattamento.
I risultati del trial hanno documentato il mancato raggiungimento dell’endpoint primario dello studio, ovvero la differenza tra gruppi relativa alla variazione media dal basale al quarto mese del punteggio relativo alla sinovite al polso: la variazione media dal basale, infatti, è stata pari a -0,44 per abatacept vs 0,52 per il gruppo placebo.
Dopo aggiustamento per il punteggio al basale, però, la differenza tra gruppi era pari a -0,69 (p=0,078). Quanto alle variazioni medie aggiustate relative all’osteite e all’erosione ossea, queste sono state pari, rispettivamente, a -1,94 e a 0,45 per abatacet, contro 1,54 e 0,95 per il placebo.
Lo studio, inoltre, ha documentato ulteriori miglioramenti all’esame MRI fino a 12 mesi con abatacept e da 4 a 12 mesi per quelli trattati inizialmente con placebo e, dal quarto mese in poi, con abatacept. Infine, l’efficacia clinica, monitorata mediante punteggio DAS28 è stata chiaramente documentata a seguito del trattamento con abatacept e si è mantenuta fino a 12 mesi di trattamento.
In conclusione, i risultati dello studio aggiungono nuove evidenze sull’effetto precoce di abatacept endovena sulla membrana sinoviale e il tessuto osseo e ne suffragano la possibilità di impiego come opzione terapeutica efficace e ben tollerata nei pazienti con AR e risposta inadeguata a MTX.
Conaghan PG et al. Impact of intravenous abatacept on synovitis, osteitis and structural damage in patients with rheumatoid arthritis and an inadequate response to methotrexate: the ASSET randomised controlled trial. AnnRheumDis 2013;72:1287–1294. doi:10.1136/annrheumdis-2012-201611
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