Tutti ricordiamo l'inizio del nuovo millennio: imperversava la febbre dei telefoni portatili, ci si iniziava a scrivere grazie alla posta elettronica, e anche nel nostro settore iniziavano a comparire i primi siti internet per gli "internauti".
A una comunicazione, fino ad allora, fatta prevalentemente dalle persone che si spostavano per scambiarsi informazioni, iniziava a imporsi una cultura nuova, dove non si muovevano più gli individui, ma solo il loro pensiero.
Nell'anno 2000 il Nobel per la Medicina veniva assegnato a tre ricercatori (Arvid Carlsson, Paul Greengard, e Eric Kandel) che avevano scoperto alcune delle forme fondamentali della comunicazione del cervello al suo interno. Il Nobel per la fisica ad altri tre scienziati (Jack Kilby, Zhores Alfanov e Herbert Kroemer) che avevano messo a punto una serie di componenti fondamentali per l'informatica. E il Nobel per la chimica ad altri tre (Hireki Shirakawa, Alan Heeger, e ad Alan McDiarmid) che avevano scoperto i polimeri conduttori, quelli che oggi sono probabilmente tra i protagonisti della fase di sviluppo dell'informatica e della telematica. Insomma, la comunicazione che integrava elettronica e chimica al servizio della mente di un uomo nuovo, il cui cervello era sempre più un fenomenale congegno cognitivo da fare funzionare in miglior modo.
Questo, a mio avviso, era il forte segnale del mondo delle scienze che ci avvisava che eravamo definitivamente entrati nell'era della comunicazione! L'Accademia di Stoccolma, evidentemente, all'inizio del nuovo millennio, volle far sapere a tutti che credeva fortemente nella new economy e nella biomedicina, al punto da premiare i ricercatori che avevano posto le basi tecnico scientifiche per l'una e per l'altra.
Anche il nostro settore della conoscenza umana è profondamente cambiato. Il presente ha un nuovo modo di fare informazione, si legge sempre di più ma utilizziamo sempre meno la carta quale supporto per la comunicazione. Negli ultimi dieci-quindici anni è molto cambiata anche la Reumatologia. La nostra specialità è cresciuta, non solo nelle conoscenze scientifiche, in modo esponenziale. Alcune malattie reumatiche che fino a pochi anni orsono venivano considerate, non completamente a torto, incurabili, oggi sono curate con successo. I nostri pazienti sopravvivono e vivono meglio.
La nostra specialità non è più una branca "di nicchia" o in qualche modo "elitaria". I nostri pazienti sono molto numerosi. Oggi fa parte dell'ordinario che una patologia dolorosa non traumatica dell'apparato muscolo-scheletrico giunga in prima istanza presso i nostri ambulatori di Reumatologia, ormai ampiamente diffusi su tutto il territorio nazionale. I nostri maggiori ospedali possiedono almeno uno specialista reumatologo o una Unità autonoma di Reumatologia.
E' cambiato il nostro SSN e i nostri ospedali vengono retribuiti in base ai DRG che, coinvolgendo la complessità delle prestazioni e delle patologie curate, ci impongono di agire in tempi brevi e con massima efficacia-efficienza. Anni fa la nostra branca era relegata a pochi centri universitari nelle grandi città. Oggi quasi tutti i pazienti vivono a pochi chilometri da un centro di reumatologia.
Il CROI, la nostra associazione professionale, ha sicuramente contribuito a tale crescita, con una struttura organizzativa da sempre attenta al cambiamento, che promuovendo e organizzando lo svolgimento di attività nel settore dell'assistenza sociale sanitaria e socio-sanitaria, di istruire e di formare, nonché di porre particolare attenzione alla tutela dei diritti civili dei pazienti e dei reumatologi, è stata fautrice di cose nuove e di nuove capacità di comunicare.
E' proprio partendo da queste premesse che, più di ogni altra iniziativa, ci siamo resi conto che alla nostra associazione necessita un nuovo mezzo di comunicazione intra-societario, perché si possa realmente diffondere la cultura dell'assistenza alle malattie reumatiche. Perché si possa informare, tutelare e istruire. Lo strumento elettronico ci garantisce rapidità, economicità e interattività.
Già negli anni scorsi, in modo semplice e con spontaneità, avevamo avviato una newsletter inviandola a tutti gli associati che ci avevano comunicato la propria e-mail, ma ci era mancata la giusta continuità, così presi dal lavoro quotidiano e straordinario. Oggi ripartiamo, con lo stesso entusiasmo, affidandoci alla capacità di una società che già opera nell'editoria sul web con altri servizi in campo sanitario, proprio per mantenere una continuità che nasce anche da una specifica professionalità.
Il Giornale del CROI, la nostra nuova rivista elettronica diffusa a tutti i soci, vuole mettere in moto un nuovo sistema di comunicare tra noi. Non più limitato ai nostri convegni, non più basato sul "si dice" ma per iscritto, in modo da poterci formare e aggiornare nella comodità della propria casa o quando abbiamo un minuto di tempo per fermarci e leggere.
Inizialmente, Il Giornale del CROI vi perverrà ogni due mesi, per poi divenire, auspichiamo, un servizio mensile. Invito tutti a divenire comunicatori, segnalandoci iniziative, idee, propositi, osservazioni, suggerendo interventi, comunicando difficoltà o vittorie, creando così quella vivace casa comune che si propone essere il CROI.