Nessun legame tra anti-TNF alfa e aumento del rischio di tumore
Mercoledi 16 Dicembre 2009
I pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) in terapia con farmaci anti-TNF alfa non mostrano un rischio aumentato di cancro nei primi sei anni di tratta,mento rispetto ai pazienti non trattati coi biologici. A questa conclusione è arrivato un ampio studio di popolazione svedese pubblicato sul numero di novembre di Arthritis and Rheumatism.
Nel follow-up di 25.693 persone/anno su 6.366 pazienti che hanno iniziato un trattamento con anti-TNF alfa si sono verificati 240 casi di tumore primario, pari a un rischio relativo di 1.00 (IC al 95% 0,86-1,15), contro 4.244 nuovi casi verificatisi durante il follow-up di 330.498 persone-anno su 61.160 pazienti con AR non trattati coi biologici.
Il TNF gioca un ruolo di primo piano nella difesa immunitaria, ragion per cui i farmaci diretti contro di esso possono influenzare i processi coinvolti nella genesi tumorali, anche se l'entità e l'impatto del fenomeno sono ancora poco chiari. La preoccupazione per un possibile aumento del rischio oncologico è nata soprattutto dal fatto che alcune metanalisi di vari studi clinici hanno suggerito un aumento di alcune neoplasie come il linfoma associato all'impiego di agenti anti TNF-alfa. Tuttavia, la durata relativamente breve di alcuni di questi studi non permette un valutazione completa dei rischi a lungo termine per la maggior parte dei tumori.
La Svezia dispone di registri nazionali obbligatori e praticamente completi dei casi di cancro, di AR e dei trattamenti utilizzati per la patologia, registri che sono serviti come base ai ricercatori che hanno effettuato lo studio per selezionare la coorte di pazienti, formata al 73% da donne e con un'età media all'inizio della ricerca di 64 anni. I biologici utilizzati erano infliximab (51%), etanercept (34%) e adalimumab (14%).
L'analisi dei dati ha anche evidenziato che il rischio di cancro nei pazienti trattati con gli anti-TNF non è cambiato nel tempo con il proseguire della terapia e non sono emerse differenze ovvie legate al sesso o all'età.
Lo studio, hanno evidenziato gli stessi autori, potrebbe presentare alcuni bias, ma ha dalla sua anche diversi punti di forza, tra cui il disegno sperimentale, l'utilizzo di dati provenienti da registri obbligatori e il follow-up quasi completo. Hanno dunque concluso che il rischio complessivo di cancro non aumenta nei primi anni dall'inizio della terapia con anti-TNF alfa, ma hanno anche sottolineato la necessità prudenziale di una continua vigilanza, date le incertezze ancora presenti sull'argomento. Torna all'archivio