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Lupus e rischio trombotico, identificati alcuni biomarcatori predittivi potenzialmente utili

Un punteggio di rischio composito, che include 3 biomarcatori, potrebbe essere in grado di predire gli eventi trombotici in pazienti con lupus, stando ai risultati di uno studio pubblicato su Lupus Science & Medicine. Il punteggio composito di fattori di rischio si è caratterizzato per un profilo predittivo migliore dei fattori presi singolarmente, e riconosce la natura multifattoriale della trombosi nel LES.

Razionale e disegno dello studio
“Il LES è una malattia immunitaria complessa, legata ad attivazione del pathway classico delle proteine del complemento, sovraconsumo di proteine C3 e C4 e produzione di frammenti di C4d, legati covalentemente ad una molteplicità di cellule ematopoietiche – ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro -. La patogenesi di malattia presuppone il coinvolgimento di fenomeni di interazione tra il sistema del complemento, i pathway della coagulazione e le piastrine”.

Di conseguenza, i pazienti con LES presentano un rischio elevato di eventi trombotici in ragione dell’esistenza di anomalie a carico del sistema del complemento (bassi valori di C3 in particolare), della presenza di anticoagulante lupico e dell’impiego di prednisone.

Inoltre, uno dei marcatori più specifici del complemento è stato identificato nella deposizione di frammenti C4d sulle piastrine, piuttosto che sul linfociti B e sugli eritrociti; questo evento è stato associato non solo a trombosi ma anche a mortalità.

Al fine di verificare se la combinazione dei marker sopra citati potesse essere in grado di predire il rischio trombotico, i ricercatori hanno reclutato 149 pazienti con LES, aventi un’età media di 48 anni. Sedici di questi pazienti avevano una storia pregressa di evento trombotico manifestatosi nei 5 anni precedenti l’inizio dello studio, con 10 pazienti che avevano avuto una trombosi venosa e 8, invece, che avevano sperimentato un evento arterioso (due pazienti mostravano entrambe le tipologie di evento trombotico).

Su questi presupposti, i ricercatori hanno successivamente calcolato la presenza cumulative delle anomalie a carico dei 3 biomarcatori succitati.

Risultati principali
La presenza di C4d sulle piastrine, bassi livelli di C3 e la presenza di anticoagulante lupico hanno totalizzato un rischio trombotico pari a 1,93 rispetto ad un valore pari a 0,81 quando non era identificato nessuno di questo biomarcatori (p<0,01).

E’ emerso, inoltre, che ciascuno dei tre marker, preso singolarmente, conferiva un odd ratio pari a 5,2 di incidenza di evento trombotico di qualsiasi natura.
 
Da ulteriore approfondimento dei dati, è emerso che i pazienti Afro-Americani lamentavano più frequentemente la presenza di trombosi (50% vs. 32%), mentre quelli che assumevano prednisone presentavano un rischio triplicato di andare incontro a questi eventi (OR=3; IC95%= 1,1-9; p=0,029). Invece, altre variabili demografiche, come pure l’attività di malattia, non sono risultate associate alla trombosi.

Passando all’analisi multivariata, sono state documentate associazioni indipendenti per evento trombotico di qualsiasi natura per i tre biomarcatori in questione.
Nello specifico:
-    C4d legato alle piastrine: OR=4,2 (IC95%= 1,1-16, p=0,04)
-    Bassi livelli di C3: OR= 6,2 (IC95%= 1,3-29,6; p=0,02)
-    Anticoagulante lupico: OR=7 (IC95%= 1,3-38,5; p=0,02)

Il punteggio di rischio composito calcolato da questi 3 fattori, già significativamente elevato per evento trombotico di qualsiasi natura, è risultato ancora più elevato per la trombosi venosa (2,3 vs. 0,83, p<0,001) e per la trombosi arteriosa (1,62 vs. 0,90, p=0,05).

Riassumendo
Bassi livelli di C3, presenza di anticoagulante lupico e di frammenti C4d legati alle piastrine: sono questi i 3 biomarcatori che potrebbero predire il rischio trombotico in pazienti lupici, stando ai risultati di questo studio.

“Sia il punteggio di rischio composito che quello relativo ai singoli biomarcatori presi in esame potrebbero rivelarsi utili nella pratica clinica per identificare quei pazienti che, più probabilmente, potrebbero beneficiare da interventi terapeutici, compresa la terapia con idroclorochina, in grado di ridurre in modo significativo il rischio di trombosi nel LES – hanno scritto i ricercatori nelle conclusioni del lavoro”.

Nicola Casella

Bibliografia
Petri M, et al "Platelet-bound C4d, low C3 and lupus anticoagulant associate with thrombosis in SLE" Lupus Sci Med 2019; doi:10.1136/lupus-2019-000318.
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