Lupus, bassi livelli IgA correlano con maggior rischio infettivo
Venerdi 22 Gennaio 2021
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La maggior parte delle ipogammaglobulinemie acquisite nei pazienti adulti con LES sono transitorie, ricorda uno studio recentemente pubblicato su Rheumatology. Solo bassi livelli di IgA acquisite sembrano essere associati ad un maggior rischio di infezioni nei pazienti adulti affetti da LES.
Razionale e disegno dello studio Le infezioni rappresentano una delle cause principali di mortalità nel LES ed è noto come bassi livelli di immunoglobuline potrebbero rappresentare un rischio potenziale di infezione. Il deficit di immunoglobuline potrebbe dar luogo a quadri di immunodeficienza, come documentato dal riscontro di stati di ipogammaglobulinemia, mentre una terapia sostitutiva con immunoglobuline è in grado di determinare una riduzione sostanziale del rischio infettivo e delle ospedalizzazioni.
Un deficit acquisito di immunoglobuline in presenza di LES è stato riportato in alcuni studi descrittivi di piccole dimensioni. Fino ad ora, però, non erano stati pubblicati ancora studi che avessero esaminato la relazione tra ipogammaglobulinemia acquisita e rischio infettivo in pazienti adulti con LES.
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di esaminare l’associazione esistente tra bassi livelli di immunoglobuline acquisiti (IgA, IgM o IgG) e il rischio di infezioni clinicamente rilevanti a 2 anni in pazienti adulti con LES. Lo studio, di disegno retrospettivo, basato sui dati di una coorte di pazienti lupici canadesi esistente fina dal 1970, ha incrociato i dati relativi a 448 pazienti con almeno due test indicativi di ipogammaglobulinemia con quelli di 656 pazienti con lupus senza alterazioni dei livelli di immunoglobuline sulla base del decennio di inclusione nella coorte.
L’età media del gruppo di pazienti con ipogammaglobulinemia era pari a 41,8 anni, rispetto ai 39,3 anni del gruppo di controllo. La durata media di malattia era pari a 11,2 anni nel primo gruppo e a 7,6 anni nel secondo. Considerando i pazienti del gruppo con ipogammaglobulinemia, 221 avevano mantenuto questa condizione in più test consecutivi, mentre 227 avevano palesato questa condizione in test non consecutivi.
Risultati principali Nel complesso, 98 pazienti con ipogammaglobulinemia presentavano bassi livelli di IgG, 251 bassi livelli di IgM e 51 bassi livelli di IgA. Solo 48 pazienti presentavano bassi livelli di almeno due specie di immunoglobuline, mentre 5 presentavano bassi livelli sia di IgA, di IgM che di IgG.
Al basale, i livelli medi all’interno del gruppo di pazienti con ipogammaglobulinemia erano pari a; - 11, 5 g/l di IgG - 0,8 g/l di IgM - 2,4 g/l di IgA
Nel gruppo di controllo la basale, i livelli medi di immunoglobuline erano pari a: - 16,8 g/l di IgG - 1,8 g/l di IgM - 3,2 g/l di IgA
Dall’analisi primaria, previo bilanciamento dei dati mediante tecnica del propensity score, sono emerse 97 infezioni. Di queste, 47 si sono manifestate nel gruppo con ipogammaglobulinemia e 50 nel gruppo di controllo. Nello specifico, le infezioni di più comune riscontro sono state quelle a carico del tratto respiratorio e urinario, con un tasso di infezioni più elevato nei pazienti con bassi livelli di IgA. I livelli di IgA associati con il rischio di infezione si attestavano su valori <0,75 g/l.
Dopo analisi di regressione di Cox, è emerso che la sola variabile che aumentava in modo significativo il rischio infettivo era rappresentata da livelli ridotti di IgA (HR= 3,19; IC95%=1,17-8,71), e non da basso livelli di IgG (HR= 1,87; IC95%=0,77-4,54) o di IgM (HR= 0,63; IC95%= 0,34-1,17).
Con riferimento alle capacità di recupero dalla condizione di ipogammaglobulinemia, è emerso il pieno recupero di 11 pazienti (2,5%) nel corso del primo anno di osservazione, di 36 pazienti (8,2%) nel secondo, di 44 pazienti (10,1%) nel terzo e di 80 pazienti (18,4%) nel quarto anno. Dunque, nel giro di 4 anni, il 60% (n=263) con ipogammaglobulinemia acquisita è andato incontro a pieno recupero.
Limiti e implicazioni dello studio Nel commentare I risultati, i ricercatori non hanno nascosto alcuni limiti metodologici del lavoro, come i bassi tassi di infezione e le misurazioni annuali dei livelli di immunoglobuline, che potrebbero aver portato ad errori di classificazione. Inoltre, gli autori dello studio hanno sottolineato la necessità di confermare con studi ad hoc il beneficio protettivo aggiuntivo derivante dal ricorso ad una terapia di sostituzione con immunoglobuline.
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Bibliografia Almaghlouth I et al. Acquired low immunoglobulin levels and risk of clinically relevant infection in adult patients with systemic lupus erythematosus: a cohort study Rheumatology. 2020 Oct 2. doi: 10.1093/rheumatology/keaa641. LeggiTorna all'archivio