Nell’ottobre del 1989 a Riva del Garda, durante il Congresso internazionale “Osteoporosis and their treatment”, un giovane ricercatore italiano interloquiva alla pari - nello spazio riservato alla discussione - con tutti i maggiori relatori stranieri. Non sedeva mai nelle prime file, ma non gli scappava un solo messaggio che i relatori passavano all’audience.
Il suo inglese era preciso, semplice, ma le domande erano pungenti, sempre rigorosamente puntuali, inducendo tutti ad un prudente parlare. Capii che la persona che vestiva jeans e portava capelli lunghi usciva proprio fuori dalle regole cattedratiche, ma mai da quelle del rispetto. In ciò afferrai che era veramente particolare e geniale. La sera a cena lo avvicinai e mi congratulai per la bella partecipazione attiva al convegno e mi sorrise con grande slancio.
Ci volle molto poco tempo per vederlo tra i relatori e tra gli autori di maggior spicco nel mondo dell’osteoporosi.
E’ uscito da questa vita, penso, con lo stile che lo ha sempre accompagnato, quello di una grossa preparazione e di enorme dignità. Silvano non le mandava a dire le cose e penso che con lo stesso coraggio si sia comportato anche con la morte.
Resta il ricordo ed il rispetto che ha saputo lasciare in tutti noi, la grande stima e, cosa che non tutti lasciano, una grande scuola.
Alla sua famiglia, ai suoi eredi scientifici ed assistenziali, ai cari amici Maurizio Rossini e Davide Gatti che hanno creduto da subito in colui che è stato il loro Maestro, vada il cordoglio unanime del presidente del CReI, del suo direttivo e di tutti i reumatologi ospedalieri e territoriali che hanno masticato un poco … d’osso! Torna all'archivio