In occasione dell'Eular, il congresso annuale della European League Against Rheumatism, in corso a Londra, sono stati presentati i risultati di alcuni nuovi studi riguardanti il trattamento dei soggetti con artrite gottosa.
Il primo di questi trial ha arruolato 1.380 pazienti con gotta in forma cronica provenienti da tutta Europa. I risultati dello studio hanno mostrato che, nonostante la disponibilità di terapie che riducono l'acido urico, il cui accumulo o l'insufficiente escrezione sono causa della patologia, solo il 34% dei soggetti in trattamento con questi farmaci mostra un adeguato controllo della concentrazione di urato (6 mg/dl). Inoltre, nonostante il trattamento, la maggior parte dei pazienti presenta riacutizzazioni della patologia o depositi di acido urico.
Dal secondo studio, che ha arruolato 755 pazienti con gotta, è emerso che il paese europeo con la prevalenza maggiore di pazienti con la patologia è Il Regno Unito (2,2%), mentre il paese con la prevalenza più bassa è la Francia (0,76%). Inoltre, i pazienti con gotta provenienti da Germania, Francia e Inghilterra mostrano il punteggio più basso nella valutazione della qualità della vita e problemi in ambito sociale e lavorativo, rispetto ai controlli (p<0,05). Inoltre i pazienti provenienti da questi Paesi mostrano un'incidenza superiore di ipertensione, diabete, insufficienza cardiaca e malattia renale, rispetto ai controlli (p=0,05).
Il terzo trial ha arruolato pazienti americani con gotta, in trattamento con pegloticase, una formulazione pegilata di una versione modificata della urato ossidasi, alla dose di 8 mg ogni 2 settimane. Dallo studio è emerso che i pazienti in trattamento con il farmaco hanno ottenuto livelli normali di acido urico nel siero dopo 6 mesi di trattamento e tra quelli che hanno continuato il trattamento nella fase di estensione dello studio, l'84% ha dimostrato di poter essere trattato in modo sicuro ed efficace anche nel lungo periodo (>2 anni). I risultati di un'analisi dei pazienti che hanno risposto al trattamento con pegloticase hanno mostrato che i soggetti che hanno ottenuto la normalizzazione dei valori di acido urico nel siero dopo 6 mesi di trattamento con il farmaco sono in grado di interrompere la terapia per 167 giorni senza perdere la responsività al successivo trattamento.
Nello studio, il 90% dei pazienti che hanno risposto al trattamento con pegloticase, hanno eliminato i depositi di acido urico a 50 settimane. E' stata riscontrata inoltre una riduzione significativa delle riacutizzazioni della patologia, del numero delle articolazioni dolenti e tumefattee il miglioramento del dolore, della funzione fisica e della qualità della vita. Non sono stati riscontrati rilevanti problemi di safety. Il farmaco è stato approvato lo scorso settembre dall'Fda per la terapia di pazienti affetti da forme di gotta difficili da trattare con il tradizionale allopurinolo o in cui questo farmaco non sia tollerato o sia controindicato.
Nello studio successivo, i ricercatori hanno analizzato l'efficacia e la sicurezza della combinazione di lesinurad e allupirolo in 208 pazienti con gotta che non avevano risposto al solo allupirolo. I risultati del trial hanno mostrato che il 79% dei pazienti che avevano ricevuto la combinazione dei due farmaci ha risposto al trattamento e ha ottenuto la normalizzazione dei livelli di acido urico nel siero (<6 mg/dl), rispetto al 25% di quelli in trattamento con il solo allupirolo. Dopo 4 settimane, i pazienti in trattamento con entrambi i farmaci hanno mostrato una riduzione dei livelli di urato pari al 30%, rispetto al basale, rispetto ad un aumento del 3% dei livelli di acido urico mostrati dai pazienti in trattamento con il solo allupirolo. Gli eventi avversi sono risultati simili per entrambi i gruppi in studio. Lesinurad, conosciuto anche come RDEA594, è sviluppato da Ardea Biosciences. Il farmaco è un inibitore di URAT1, una proteina che si trova a livello renale e che regola l'escrezione di acido urico dal corpo.
L'ultimo studio è un trial condotto in Nuova Zelanda che ha arruolato 1.386 soggetti e che ha analizzato l'associazione tra gotta e il consumo di bevande zuccherate, inclusi soft-drink e succhi di frutta, principalmente zuccherati con saccarosio. I risultati del trial hanno mostrato che i soggetti che consumano più di 4 bicchieri di queste bevande al giorno presentano un aumento del rischio di soffrire di gotta 4 volte superiore ai controlli. Questi risultati confermano quelli ottenuti in uno studio simile condotto in Usa. Secondo gli esperti l'associazione potrebbe essere dovuta agli effetti del fruttosio sulla concentrazione di acido urico attraverso la produzione di adenosina monofosfato che viene convertita in urato.