Eular, benvenuto al professor Cutolo, ci vediamo a Roma nel 2015
Domenica 23 Giugno 2013
La novità più bella per gli italiani, l'Eular l'ha riservata in chiusura quando è stato ufficializzato che Roma sarà la sede del congresso europeo che si svolgerà nel 2015, che verrà dopo quello di Parigi, previsto nel 2014. Questa scelta premia lo sforzo di coloro che nel 2010 organizzarono la manifestazione sempre a Roma e l'impegno dei nostri ricercatori che specie negli ultimi anni hanno dato un contributo scientifico che si è man mano accresciuto nel corso del tempo. E' anche la miglior partenza per la presidenza del prof. Maurizio Cutolo che ha preso le redini dell'Eular e che terrà per due anni, proprio fino al 2015.
L'edizione del 2013, di cui cercheremo di darvi una sintesi, è stata come sempre molto ricca di contributi, con 3872 absctract e 800 poster. Il congresso è stato animato da oltre 14mila delegati provenienti da 111 Paesi, un aumento del 77% rispetto al numero registrato nel 2001.
Come dicevamo all'inizio, il prof. Cutolo, Ordinario di reumatologia all'Università di Genova, a Madrid ha preso in mano le redini dell'organizzazione dei reumatologi europei. Oltre che un riconoscimento per la sua attività scientifica, la presidenza va anche a onorare 15 anni di incessante impegno per l'EULAR, per la quale Cutolo ha anche presieduto il Commette for Education and Training.
Tra i contributi scientifici più importanti del professore, ricordiamo lo studio dei ritmi circadiani per la messa a punto di nuove modalità di somministrazione dei glicocorticoidi in pazienti con artrite reumatoide, lo studio della capillaroscopia per la diagnosi precoce della sclerosi sistemica e il ruolo importante del deficit di vitamina D nell'eziopatogenesi della malattie autoimmuni.
Al congresso annuale della European League Against Rheumatism è stato anche annunciato il lancio della Rheumatology Research Foundation Europea (ERRF) . Si tratta di un organismo indipendente, non-profit, dedicato alla promozione della ricerca nelle malattie reumatiche e del sistema muscolo-scheletrico. La ERRF sostiene di alta qualità, la ricerca peer-reviewed, raccogliendo fondi da donatori commerciali e non commerciali. Essa mira a sostenere la ricerca di base e applicata al fine di ridurre il carico di malattia per gli individui con malattie reumatiche.
il professor Josef Smolen, presidente della ERRF, ha commentato che "la Fondazione si propone di riconoscere la ricerca e l'innovazione nel campo della reumatologia, che è cruciale per migliorare la nostra comprensione delle cause e dei percorsi delle malattie reumatiche, così come la loro prevenzione e gestione. Attraverso il sostegno alla ricerca di base e clinica, la ERRF mira a migliorare la qualità della vita e le condizioni socio-economiche di oltre 120 milioni di cittadini europei che vivono con malattie reumatiche. "
La collaborazione tra Eular e l'American College of Rheumatology ha portato allo sviluppo di nuovi criteri di classificazione per la sclerosi sistemica (SSc), sostituendo i criteri elaborati nel 1980 dall'American Rheumatism Association (ARA), per migliorare la diagnosi in pazienti con forme precoci e intermedie di malattia. Uno studio osservazionale prospettico condotto su 321 pazienti con sclerosi sistemica ha dimostrato che la sensibilità dei nuovi criteri di classificazione EULAR-ACR per la coorte complessiva è stata del 67% rispetto al 51% per i vecchi criteri ARA, consentendo a più persone di essere classificate con diagnosi definitiva di SSc.
In apertura del congresso, a Madrid sono stati presentati i dati di "RA Join the Fight", la più vasta indagine globale mai realizzata sull'artrite reumatoide (AR), che ha coinvolto 10.171 pazienti in 42 nazioni., tra cui oltre 400 italiani. Sostenuta da AbbVie, l'indagine ha permesso di rilevare discrepanze fra quanto i pazienti conoscono della AR e la modalità con cui gestiscono la propria malattia. Anche se circa nove pazienti su dieci (91%) affermano di avere chiari i motivi per cui è importante gestire la AR, fino a due pazienti su tre (66%) nutrono l'errata convinzione che l'assenza di dolore significhi che la AR sia controllata. I risultati hanno riscontrato che se da un lato la maggior parte dei pazienti (74%) afferma di possedere un'ottima o moderata conoscenza relativa alla malattia, dall'altro quasi la metà dei soggetti (46%) non è consapevole dell'irreversibilità del danno articolare.
Per quanto concerne i farmaci le novità non sono state molte e vi riportiamo sinteticamente ciò che abbiamo avuti modo di conoscere.
L'Eular avrebbe dovuto essere la festa di tofacitinib se il Chmp un mese fa lo avesse approvato ma così non è stato. A fine giugno sapremo che questo farmaco vedrà la luce nel Vecchio Continente, mentre in Usa è stato approvato sul finire dello scorso anno.
All'Eular sono stati presentati i dati a 10 anni di adalimumab e anche uno studio denominato CONCERTO il cui obiettivo era la definizione della dose ottimane di methotrexate (MTX) una volta che il paziente con artrite reumatoide da questo farmaco passava alla terapia combinata con l'anti TNF. Si è voisto che la risposta osservata con 10 e 20 mg di MTX era sostanzialmente la stessa (57% vs 60%) una volta associato a 40 mg di adalimumab una volta la settimana. Il trial apre dunque la possibilità di una riduzione della dose di MTX una volta che il paziente assuma anche adalimumab
Dati interessanti sono stati presentati da Celgene, che ha divulgato i dati degli studi PALACE-1 e PALACE-3, condotti entrambi con apremilast in pazienti con artrite psoriasica. Lo studio PALACE-1 prevedeva la presentazione die dati a 52 settimane. Tra i pazienti che hanno completato le 52 settimane previste del trial, la percentuale di quelli che è riuscita a raggiungere la risposta ACR20, ovvero un miglioramento di almeno il 20% di segni e sintomi secondo i criteri dell'American College of Rheumatology (ACR), è stata pari al 65%. Inoltre, la buona tollerabilità del trattamento è stata confermata a lungo termine, come il mantenimento di un profilo di sicurezza accettabile. Por quanto concerne il PALCE-3 venivano presentati i dati a 16 settimane, che rispetto al placebo evidenziavano un delta sull'ACR del 19% (apremilast 20 mg BID) e del 43% (apremilast 30 mg BID) Sono anche stati presentati i dati positivi di uno studio di fase II condotto nel Behçet. Alla 12a settimana si evidenziava la scomparsa di ulcere orali nel 71% dei pazienti in apremilast vs il 29% con placebo (p<0,0001) Celgene ha già depositato la domanda di approvazione di apremilast come trattamento per l'artrite psoriasica alle autorità regolatorie statunitensi e canadesi, rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre di quest'anno. Nella seconda metà dell'anno, invece, chiederà sempre all'Fda il via libera per psoriasi, mentre all'Ema nello stesso periodo chiederà in contemporanea l'ok per la psoriasi e l'artrite psoriasica.
All'Eular sono anche stati presentati i dati a 52 settimane di uno studio di fase II condotto con baricitinib, anti JAK orale di Lilly. I dati mostrano che, tra i pazienti che hanno completato l'estensione in aperto, i miglioramenti clinici osservati dopo le prime 24 settimane di terapia si sono mantenuti fino al termine delle 52 settimane. I miglioramenti clinici osservati alla settimana 24 si sono poi mantenuti fino alla 52ma settimana. Infatti, la risposta ACR20 è risultata del 74% dopo 24 settimane e 71% dopo 52 settimane, l'ACR50 rispettivamente del 41% e 49% e l'ACR70 del 21% e 27%. Baricitinib è un inibitore selettivo delle chinasi JAK1 e JAK2, attivo per via orale. Il farmaco è già entrato in fase III come potenziale trattamento per l'AR ed è al momento in fase II anche come possibile terapia per la psoriasi e la nefropatia diabetica.
La belga UCB ha reso noti nuovi dati relativi allo studio RAPIDTM-axSpA che mostrano come la spondiloartrite assiale (axSpA) influisca negativamente sulla produttività a casa e sul posto di lavoro (all'inizio dello studio), in modo analogo a quanto osservato per la SpA e per l'axSpA senza evidenza documentata di SpA per via radiografica (nr-axSpA). L'endpoint primario del trial era rappresentato dal raggiungimento della risposta ASAS 20 a 12 settimane dall'inizio del trattamento e i miglioramenti documentati, relativi alla proporzione di pazienti che hanno centrato l'outcome, sono stati significativi in entrambi i bracci di trattamento attivo vs placebo (p<0,05).
UCB ha anche reso noti i dati relativi all'estensione "in aperto" dello studio di fase 2b EMBLEM, avente lo scopo di valutare gli effetti a lungo termine del farmaco sperimentale epratuzumab in pazienti adulti affetti da lupus eritematoso sistemico (SLE) di grado moderato-severo. L'outcome primario dell'estensione di questo studio era rappresentato dalla valutazione della sicurezza di epratuzumab in pazienti con SLE.
Anche dopo due anni di studio finisce con un pareggio il confronto tra abatacept e adalimumab, entrambi in combinazione con metrotrexate (MTX), in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) moderata-grave naïve ai biologici. A decretarlo sono i risultati dello studio AMPLE (Abatacept Versus Adalimumab Comparison in Biologic-Naïve rheumatoid arthritis (RA) Subjects With Background Methotrexate), presentati allEULAR.
Interessanti i dati nell'artrite idiopatica giovanile a esordio sistemico. Il dottor Nicola Ruperto dell'Ospedale Gaslini di Genova. Il clinico ha presentato nuovi dati, frutto di una sottoanalisi dello studio pubblicato a dicembre 2013 sul NEJM, che evidenziano l'efficacia di canakinumab, un farmaco biologico che ha come bersaglio l'interleukina-1, nel ridurre l'uso dei farmaci corticosteroidi in pazienti affetti da artrite idiopatica giovanile sistemica. La riduzione nell'assunzione di corticosteroidi si è osservata entro 20 settimane di trattamento in quasi la metà dei pazienti trattati (44,5%, p<0,0001). I pazienti nei quali si era ridotto l'uso dei corticosteroidi avevano la malattia attiva in un numero più ridotto di articolazioni.