Terapia

EULAR 2015: nuove conferme per abatacept nell'artrite reumatoide

Anche in reumatologia, i biomarkers si dimostrano sempre più importanti per la diagnosi della malattia, per indirizzarne una corretta terapia e stabilirne  la prognosi con maggiore accuratezza. Lo dimostrano  i dati degli studi di Fase IIIb AVERT e AMPLE presentati al congresso europeo di reumatologia EULAR 2015 appena conclusosi a Roma.

Questi studi hanno coinvolto pazienti con artrite reumatoide attiva da moderata a grave e biomarkers di malattia aggressiva, come gli ACPA (anticorpi anti-proteine citrullinate) e fattore reumatoide (RF), entrambi associati a una progressione più severa della patologia e a danno articolare.

Gli anticorpi anticitrullina sono utilizzati nella diagnosi dell’artrite reumatoide. Essi sono diretti contro i residui citrullinati della proteina Fillagrina (peptide citrullinato ciclico) e mostrano una maggiore specificità rispetto agli ormai obsoleti Reuma test e reazione di Waaler-Rose. Si riscontrano nel 60-80% dei pazienti affetti da A.R. e nel 30% di pazienti negativi per il fattore reumatoide. Inoltre hanno due importanti peculiarità: sono presenti nelle fasi iniziali, subcliniche della malattia, risultando utili nella diagnosi precoce e hanno valore anche come marker prognostico nell’evoluzione della malattia.

I risultati suggeriscono una correlazione tra gli ACPA e la risposta al trattamento, e forniscono ulteriori dati sull'utilizzo di abatacept più metotrexato (MTX) in questi pazienti. Nell'artrite reumatoide, le cellule T attivate nella risposta immunitaria inducono processi infiammatori a cascata che portano alla produzione di auto-anticorpi. Inibire l’attivazione delle cellule T nella risposta immunitaria può aiutare a ridurre la formazione e il livello degli auto-anticorpi.

Un’analisi post-hoc dallo studio AVERT (Assessing Very Early Rheumatoid arthritis Treatment) ha dimostrato che in pazienti trattati con abatacept più MTX la percentuale di quelli che ha mantenuto la remissione definita in base al DAS28 (DAS28<2.6) dopo interruzione del farmaco è risultata più alta in pazienti con durata di malattia uguale o inferiore ai tre mesi (33%), rispetto ai pazienti con durata di malattia più lunga (da 3 a 6 mesi, 14.7%; oltre 6 mesi, 10.2%). Una durata di malattia inferiore si è associata anche con una risposta clinica più rapida.

I dati esplorativi dello studio AVERT hanno valutato l’impatto di abatacept più MTX su differenti tipi di ACPA e l’eventuale correlazione con la risposta clinica. Questi dati suggeriscono che abatacept in combinazione con MTX sia più efficace nei pazienti che all’inizio dello studio erano positivi per ACPA di tipo IgM (Immunoglubulina M) rispetto a quelli che erano negativi per quel tipo di anticorpo nonché in quelli con siero-conversione (da ACPA positivi a negativi) nel tempo rispetto a quelli senza siero-conversione (il 61.5% ha raggiunto la remissione booleana rispetto al 41.2%), suggerendo che l’impatto sugli ACPA è associato a un beneficio clinico per i pazienti con artrite reumatoide.

«Questi dati sono tra i primi a dimostrare il possibile impatto di una terapia biologica sugli ACPA nelle fase precoci dell’artrite reumatoide caratterizzata da elevata attività autoimmune e dalla presenza di autoanticorpi – afferma T.W.J. Huizinga, MD, PhD, Leiden University Medical Center, Leiden (Olanda) – i risultati forniscono ulteriori indicazioni sul ruolo dei markers di risposta biologica per definire la malattia e gestire la terapia».

Inoltre, un’analisi esplorativa dello studio AMPLE suggerisce che livelli più alti di ACPA al basale sono correlati a una migliore risposta clinica con abatacept più MTX rispetto a adalimumab più MTX.

Quando i pazienti sono stati divisi in quartili in base al livello di ACPA al basale, sono state osservate differenze significative nella risposta tra i pazienti nel quartile con il livello più alto (Q4) verso i Q1-3 in termini di DAS28 (PCR) e HAQ-DI (p=0.003 e p=0.021, rispettivamente) nel braccio trattato con abatacept, mentre con adalimumab le differenze di trattamento tra Q4 e Q1-3 non sono risultate significative (p=0.358 e p=0.735).

Nuove analisi dallo studio AVERT
Nuovi dati presentati all’EULAR 2015, comprese due analisi esplorative sull’impatto del trattamento precoce con abatacept e l’impatto di abatacept sul processo patologico dell’artrite reumatoide.

Risultati di AVERT in funzione della durata di malattia al basale: Remissione con farmaco e senza farmaco in funzione della durata di malattia al basale nello studio AVERT: Abatacept versus metotressato in pazienti con artrite reumatoide precoce. VP Bykerk, et al.

L’analisi post-hoc ha esaminato la relazione tra durata di malattia ed effetti di abatacept più MTX verso MTX sulla remissione definita in base al DAS28 (DAS28 [PCR] <2.6) e il miglioramento della funzione fisica (HAQ-DI; riduzione >0.3 unità rispetto al basale). L’analisi ha coinvolto i seguenti sottogruppi: 36 pazienti trattati con abatacept più MTX e 48 con MTX con 3 e 6 mesi. I risultati hanno mostrato che la combinazione di abatacept e MTX ha fornito benefici maggiori rispetto a MTX in monoterapia nei pazienti con una durata di malattia 3 a 6 mesi.

I pazienti con durata di malattia 3 a 6 mesi e all’8,3% con solo MTX (durata di malattia 3 mesi a 6 mesi.

AVERT ACPA - Efficacia in funzione dei livelli di CCP2 al basale e della siero-conversione

Effetto della situazione sierologica degli anti-CCP2 IgM sui risultati di efficacia dopo trattamento con abatacept più metotressato nello studio AVERT. TWJ Huizinga, et al.

Questa analisi ha esplorato la relazione tra gli ACPA dei pazienti e la sieroconversione ed i risultati di efficacia in termini di percentuali di remissione a 12 mesi (la remissione è stata valutata usando CDAI, SDAI, criteri booleani e DAS28 [PCR] <2.6) e di variazione media nel tempo di DAS28 (PCR) e HAQ-DI. Un totale di 200 dei 342 pazienti inclusi nell’analisi erano anti-CCP2 IgM positivi al basale: abatacept più MTX (n=66), abatacept in monoterapia (n=62) e MTX (n=72).

I risultati hanno mostrato che i pazienti ACPA-IgM positivi trattati con abatacept più MTX hanno raggiunto i miglioramenti medi maggiori nel DAS28(PCR) e nel HAQ-DI nel tempo, così come la remissione con tutti e quattro gli indici, rispetto ai pazienti che erano ACPA-IgM negativi al basale. Inoltre, il 61.5% dei pazienti nel gruppo abatacept più MTX che hanno avuto una siero-conversione (da ACPA-IgM positivi al baseline a ACPA-IgM negativi al mese 12) ha raggiunto la stringente remissione booleana, rispetto al 41.2% che è rimasto positivo, suggerendo una relazione tra remissione e impatto sugli ACPA IgM.

Nuove analisi dallo studio AMPLE
AMPLE è il primo studio di non-inferiorità, testa a testa, in adulti con artrite reumatoide di confronto tra farmaci biologici, abatacept e adalimumab, in combinazione con MTX. I nuovi dati presentati all’EULAR 2015 comprendono un'analisi esplorativa che ha esaminato i risultati in pazienti con artrite reumatoide precoce, stratificati rispetto al livello degli ACPA.

Confronto sui Patient Reported Outcomes in funzione della stratificazione per ACPA al basale nello studio AMPLE: Effetto del livello degli anticorpi anti-CCP2 al basale sui Patient Reported Outcomes dopo trattamento con abatacept sottocute o adalimumab. J Sokolove, et, al.

Questa analisi post-hoc ha valutato i Patient Reported Outcomes (PROs) in 388 pazienti raggruppati in quartili in base a livelli crescenti degli ACPA (Q1=28-235 AU/ml; Q2=236-609 AU/ml; Q3=613-1046 AU/ml; Q4=1060-4894 AU/ml). I pazienti per quartile erano 97. Il numero di pazienti per gruppo di trattamento in ogni quartile era (abatacept, adalimumab): Q1=42, 55; Q2=51, 46; Q3=46, 5; Q4:46, 51. I PROs valutati includevano dolore, qualità della vita, disabilità e funzione fisica. I risultati hanno mostrato che i pazienti con i livelli di ACPA più alti trattati con abatacept più MTX hanno riportato miglioramenti maggiori rispetto a quelli nei quartili ACPA più bassi rispetto a dolore, funzionalità fisica e risultati clinici. Queste differenze sono state meno evidenti tra i pazienti trattati con il farmaco anti TNF.
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