Da FIRA 200mila euro per la ricerca in reumatologia al femminile
Giovedi 8 Marzo 2012
La Fondazione Italiana per la Ricerca sull'Artrite festeggia l'8 marzo con "FIRA per le Donne", il nuovo programma di sensibilizzazione e sostegno alla ricerca, che finanzierà con un importo di 200.000€ una serie di progetti dedicati alla studio di nuove terapie, per tutte quelle patologie reumatiche che colpiscono in prevalenza le pazienti di sesso femminile.
La generosa donazione, ricevuta da SIR - Società Italiana di Reumatologia, sarà destinata a sostenere il lavoro di giovani ricercatori italiani, selezionati nei prossimi mesi nell'ambito dei principali centri reumatologici del nostro Paese.
Parallelamente, sui social network e nella blogosfera, FIRA farà circolare un biglietto di auguri social per diffondere consapevolezza rispetto ad un problema che affligge 5 milioni di donne, ragazze e bambine, invitando a condividere in maniera virale un augurio di solidarietà in rosa, a favore della ricerca. Un altro ambizioso obiettivo della Fondazione Italiana per la Ricerca sull'Artrite è infatti sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto a un problema che non viene portato frequentemente sotto i riflettori, pur riguardando milioni di italiani di tutte le età.
«Sul totale dei malati reumatici nel nostro Paese, quasi il 70% sono donne: un dato impressionante, che comprende una percentuale importante della popolazione italiana e che si traduce in alti costi sociali. Per questa ragione FIRA ha pensato di dedicare a loro i progetti del 2012», commenta Carlomaurizio Montecucco, Vice Presidente di FIRA. «Queste tipologie di malattie si presentano con diversi livelli di complessità, che vanno dai disturbi articolari lievi, passando per il dolore cronico fino all'invalidità totale e a condizioni che pongono i pazienti a rischio stesso della vita. La ricerca può aiutare a riconoscere prima e meglio i sintomi all'origine delle diverse malattie e fermarne lo sviluppo, attraverso l'individuazione di terapie ad hoc, sempre più personalizzate sul singolo paziente, migliorando sensibilmente la qualità della vita di chi è costretto a lottare ogni giorno contro l'avanzare dell'immobilità articolare e limitare sempre di più azioni e gesti che fanno parte della normale quotidianità».
Cucinare, vestirsi, allacciarsi le scarpe o pettinarsi sono tutte azioni fortemente limitate a una donna affetta da una patologia reumatica in stadio avanzato, che si riflettono sui rapporti interpersonali, sull'autostima, sulla propria autosufficienza e che possono portare conseguenze ulteriori sulla salute, generando disturbi collaterali altrimenti evitabili, a partire dalla depressione. Anche affrontare una maternità può essere un percorso difficile per una donna affetta da questo tipo di patologie, ma la ricerca in questo campo ha dato e sta dando frutti incredibilmente positivi per quanto riguarda il controllo della malattia durante la dolce attesa, così come l'evoluzione della gravidanza in rapporto alla malattia e al suo trattamento.
L'incidenza delle malattie reumatiche sulle donne è una problematica poco discussa, eppure: quasi 5 milioni soffrono di artrosi; 2 milioni di osteoporosi; 500 mila di artrite reumatoide o altre artriti croniche; 200 mila di connettiviti (lupus eritematoso, sclerodermia etc.). Va infine segnalato che sono circa 8 mila i casi di artrite ed altre malattie reumatiche in età pediatrica.
«Abbiamo scelto l'8 marzo per occuparci di questo aspetto, tanto importante, ma ancora poco considerato perché la nostra attività clinica ci mette ogni giorno di fronte a storie di donne che meriterebbero un finale diverso e che solo la ricerca può contribuire a cambiare», conclude Montecucco.