Il farmaco oncologico mofetil micofenolato non si è dimostrato superiore ad azatioprina nel prevenire le ricadute in pazienti con vasculiti ANCA-positive. E' il risultato di uno studio denominato IMPROVE (International Mycophenolate Mofetil Protocol to Reduce Outbreaks of Vasculitides) condotto dai ricercatori dell'Università di Cambrige e presentato recentemente in occasione dell'ultimo congresso ACR. Lo studio è stato pubblicato su JAMA.
Secondo i ricercatori, il trattamento standard di pazienti con granulomatosi di Wegener e poliangite microscopica, che rappresentano le vasculiti caratterizzate dalla presenza di anticorpi anti-neutrofili citoplasmatici (ANCA), consiste nella induzione della remissione con ciclofosfamide e steroidi, seguiti dalla terapia di mantenimento con azatioprina o metotressato. Questo trattamento non è però efficace nel prevenire le ricadute e ha inoltre mostrato problemi di tossicità.
Le vasculiti ANCA-associate sono caratterizzate da una anormale funzionalità dei linfociti, e siccome mofetil micofenilato è un agente immunosoppressivo, che ha come bersaglio gli stessi linfociti, i ricercatori hanno ipotizzato che il farmaco potesse essere più efficace rispetto alla terapia di mantenimento standard a base di azatioprina.
Per dimostrare tale ipotesi, nel periodo compreso tra il 2002 al 2009 i ricercatori hanno arruolato 156 pazienti provenienti da 42 centri europei. Tutti i pazienti hanno ricevuto la terapia standard e successivamente sono stati randomizzati a ricevere 2.000 mg/die di mofetil micofenolato (n=76) o 2mg/kg/die di azatioprina (n= 80) riducendo progressivamente le dosi di entrambi i farmaci fino al termine del trattamento che si è concluso dopo 42 settimane.
Dallo studio è emerso che il 55% dei pazienti che hanno ricevuto la terapia di mantenimento a base di mofetil micofenolato, hanno presentato una ricaduta durante i 39 mesi di follow-up medio, rispetto al 37,5% di quelli che hanno ricevuto azatioprina.
L'HR aggiustato per le ricadute nel gruppo che ha ricevuto mofetil micofenolato è risultato pari a 1,69 (IC al 95% IC 1,06-2,70, p=0,03). Dopo aggiustamento per diversi fattori, quali età, sesso e sottotipi di vasculite, l'HR per le ricadute nel gruppo assegnato a mofetil micofenolato è risultato pari a 1,80 (IC al 95% 1,10-2,93, p=0,02).
Tra i pazienti che hanno presentato ricadute con mofetil micofenolato, 18 hanno presentato ricadute maggiori e 24 minori, rispetto a 10 maggiori e 20 minori di quelli che hanno ricevuto azatioprina. L'HR per le ricadute maggiori nel gruppo che ha ricevuto mofetil micofenolato è risultato pari a 2,14 (IC al 95% 0,99-4,64, P=0,054) più alto, ma non statisticamente significativo.
Non è stata mostrata nessuna differenza significativa tra i due gruppi per quanto riguarda gli endpoint secondari, inclusi il VDI (Vasculitis Damage Index), il livello di filtrazione glomerulare o la proteinuria. Non si sono nemmeno evidenziate differenze significative riguardanti gli eventi avversi tra i due gruppi di trattamento. Dei pazienti appartenenti al gruppo assegnato ad azatioprina, 13 hanno presentato eventi avversi gravi, rispetto agli 8 eventi in 8 pazienti del gruppo che ha ricevuto mofetil mocofenolato (HR 0,53, IC 95% 0,23-1,18, P=0,12). Il numero di episodi di infezioni, leucopenia, eventi vascolari e persone che hanno abbandonato lo studio è risultato simile per entrambi i gruppi e un paziente per ogni gruppo è deceduto.
Hiemstra T, et al "Mycophenolate mofetil vs azathioprine for remission maintenance in antineutrophil cytoplasmic antibody-associated vasculitis: a randomized controlled trial" JAMA 2010; DOI: 10.1001/jama.2010.1658 leggi
Hoffman G "Therapeutic interventions for systemic vasculitis" JAMA 2010; DOI: 10.1001/jama.2010.1676. leggiTorna all'archivio