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Artrosi al ginocchio, all'anca e alla mano: come varia il rischio di tromboembolismo venoso?

La gonartrosi e l’artrosi all’anca, ma non quella alla mano, risultano essere associate ad in incremento del rischio di tromboembolismo venoso (TEV). Questi i risultati principali di un ampio studio osservazionale di popolazione pubblicato su ARD che ha anche dimostrato come tale associazione sarebbe parzialmente mediata dagli interventi chirurgici di sostituzione del ginocchio o dell’anca.

Razionale e disegno dello studio
L’artrosi rappresenta, come è noto, una delle cause principali di immobilità e di ricorso alla chirurgia articolare, due fattori strettamente associati al rischio di TEV, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Ad oggi, tuttavia, nessuno studio aveva finora esaminato l’associazione esistente tra l’artrosi e il rischio di TEV.

DI qui il nuovo studio che ha cercato di colmare questo gap di conoscenze, proponendosi di esaminare le relazione tra l’artrosi al ginocchio, all’anca e alla mano con il rischio di TEV e di verificare se la chirurgia di sostituzione articolare potesse rappresentare un possibile mediatore di questa associazione.

I ricercatori, a tal scopo, hanno passato al setaccio i dati relativi a 3 studi di coorte, incrociando i dati di 5 individui non affetti da artrosi con ciascun caso di artrosi di ginocchio (n=20.696), di anca (n= 10.411) o della mano (n=6.329) in base all’età, al sesso, al tempo di entrata nella sperimentazione e al BMI.

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che al TEV si era sviluppata in 327 individui con gonartrosi e 951 individui senza artrosi (2,7 vs. 2 per 1.000 persone-anno), per un harzard ratio aggiustato per la presenza di fattori confondenti pari a 1,38 (IC95%: 1,23-1,56).

L’effetto indiretto della gonartrosi sul TEV, legato alla chirurgia di sostituzione del ginocchio è stato pari a 1,7 (IC95%: 1,01-1,15), che rendeva conto del 24,8% dei suoi effetti totali sul TEV.

Il rischio di TEV, inoltre, è risultato più elevato nei soggetti con artrosi all’anca rispetto a quelli non artrosici (3,3 vs. 1,8 per 1.000 persone-anno; HR aggiustato: 1,83; IC95%=1,56-2,13). In questo caso, l’effetto indiretto dell’artrosi all’anca sul TEV, legato alla chirurgia articolare, è stato pari a 1,14 (IC95%: 1,04-1,25), rendendo conto del 28,1% dell’effetto totale.

Al contrario, non sono state documentare differenze statisticamente significative sul rischio di TEV tra gli individui affetti da artrosi alla mano e individui non artrosici (1.5 vs 1.6 per 1000 persone-anno; HR aggiustato=0,88; IC95%=0,67, 1,16).

Implicazioni dello studio
I risultati ottenuti hanno dimostrato che il rischio di incidenza di TEV è aumentato, approssimativamente, del 40% tra gli individui affetti da gonartrosi e dell’80% in quelli affetti da artrosi all’anca rispetto a quelli non artrosici.
Questo incremento del rischio è stato in parte mediato dal ricorso alla chirurgia articolare.

Se tali risultati saranno confermati da altri lavori, questa scoperta sarà utile per identificare una proporzione ampia di popolazione a rischio elevato di TEV, dato che l’artrosi al ginocchio e quella all’anca sono condizioni comuni negli individui più anziani e che la loro prevalenza è in crescita in ragione del progressivo invecchiamento della popolazione del rischio di obesità.

“I risultati del nostro studio – aggiungono i ricercatori – hanno gettato nuova luce sui meccanismi potenziali che legano l’artrosi al TEV e potrebbero guidare lo sviluppo di strategie preventive per il TEV basate sull’evidenza”.

“Per fare un esempio – argomentano gli autori dello studio – noi riteniamo che l’immobilità dovuta all’artrosi al ginocchio o all’anca gioca probabimente un ruolo importante nel legare l’artrosi nei siti summenzionati a un rischio elevato di TEV; pertanto, sembrerebbero giustificate quelle strategie di intervento mirate ad incoraggiare questi pazienti artrosici a svolgere attività fisica in modo proattivo”.
“Da ultimo – concludono – con la crescita costante degli interventi di chirurgia articolare, si impone la necessità di ridurre ulteriormente e a maggior ragione il rischio di TEV post-chirurgia, anche in un’ottica di contenimento dei costi sanitari da sostenere”.

Nicola Casella

Bibliografia
Zheng C et al. Risk of venous thromboembolism in knee, hip and hand osteoarthritis: a general population-based cohort study. ARD 2020; E-pub ahead-of-print
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