Malattie reumatiche

Artrite reumatoide, scarse evidenze di efficacia per la medicina alternativa

Per alcuni dei trattamenti più popolari tra le medicine alternative e complementari proposti contro l'artrite reumatoide (AR) per ridurre l'infiammazione o il dolore causati dalla malattia non ci sono buone evidenze di efficacia. È questa la conclusione di una revisione sistematica di studi randomizzati e controllati firmata dal gruppo di lavoro sulle medicine complementari e alternative per la gestione delle malattie reumatiche di Arthritis Research UK e pubblicata di recente online sulla rivista Rheumatology.

Gli autori della review  hanno identificato 11 studi ammissibili, che riguardavano sette diverse terapie: l'agopuntura (quattro studi), la meditazione (studi), il training autogeno (uno studio), la cosiddetta ‘healing theraphy' (uno studio), il rilassamento muscolare progressivo (uno studio), i magneti statici (uno studio) , e il tai chi (uno studio). I risultati principali di interesse erano la diminuzione del dolore e la valutazione globale del paziente.

Per quanto riguarda l'agopuntura, tre studi non hanno evidenziato alcuna differenza significativa nella riduzione del dolore tra il gruppo sottoposto all'agopuntura e quello di controllo, ma uno su due ha mostrato un miglioramento della valutazione globale del paziente. Tranne che per il miglioramento della valutazione globale del trattamento da parte del medico e della riduzione dell'attività della malattia riportata in uno studio, non si è evidenziato nessun altro vantaggio nei gruppi sottoposti all'agopuntura rispetto ai controlli.

Inoltre, nessuno dei trial sugli altri trattamenti ha mostrato effetti positivi superiori rispetto a quelli dei controlli sulla riduzione del dolore.
La maggior parte degli studi erano di piccole dimensioni e quindi non potevano in grado di rilevare differenze di effetti tra i gruppi studiati. Gli autori fanno inoltre notare che solo pochi trial riportavano l'entità dell'effetto che erano in grado di rilevare.

E c'erano anche altri problemi metodologici. Per esempio tutti i trial riportavano misure di outcome diverse e la maggior parte non specificava gli outcome primari (secondari) in modo da permettere una contestualizzazione dei risultati positivi. Pertanto, per consentire valutazioni future sull'efficacia di questi trattamenti per l'AR, sottolineano gli autori, è essenziale si seguano standard come quelli CONSORT nell'esposizione degli studi

Uno dei ricercatori, Edzard Ernst, titolare della cattedra di Medicina complementare all'Università di Exeter, nel Regno Unito, ha spiegato in un'intervista, riferendosi alla qualità degli studi, che spesso erano finanziati in modo insufficiente e per questo erano di dimensioni ridotte. Un altro problema frequente era il controllo insufficiente degli effetti non specifici.

Per quanto riguarda le implicazioni cliniche, Ernst ha detto che "l'onestà è importante" e quindi bisogna dire ai pazienti che le evidenze a supporto dell'efficacia di questi trattamenti contro l'AR sono tutt'altro che convincenti e che molte delle affermazioni fatte sulla loro validità sono nel migliore dei casi ingannevoli e nel peggiore fraudolente.

Robert Bonakdar, dello Scripps Clinic Center for Integrative Medicine di La Jolla, in California, ha definito "un ottimo lavoro" la review dei colleghi inglesi dal punto di vista dell'evidence-based medicine. Tuttavia, ha aggiunto l'esperto, non è facile trarre conclusioni di questo tipo quando le evidenze sono limitate.
Inoltre Bonakdar non rinuncia a spezzare una lancia a favore delle terapia alternative e sottolinea che quando esce un lavoro spesso si passa direttamente a leggere le conclusioni, senza soffermarsi sui limiti dello studio, che perfino gli autori citano, il che avere diverse conseguenze involontarie.
 
Per esempio, lo specialista ha detto di consigliare spesso ai suoi pazienti una tecnica di meditazione denominata MBSR per la riduzione dello stress nei pazienti con AR che hanno problemi quali insonnia, depressione e difficoltà di adattamento legati alla loro condizione. Tuttavia, poiché molti studi hanno endpoint primari ‘hard', come la riduzione dei marker infiammatori, se si considerano solo questi effetti è inevitabile che si arrivi a trarre conclusioni negative, decretando semplicemente che il trattamento "non funziona" e ciò può essere un peccato.

G.J. Macfarlane, et al. A systematic review of evidence for the effectiveness of practitioner-based complementary and alternative therapies in the management of rheumatic diseases: rheumatoid arthritis. Rheumatology 2012. Doi: 10.1093/rheumatology/kes133
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