Da qui al 2039 la Regione Lombardia, in media, spenderà oltre € 165 milioni all'anno, per curare le 30mila casalinghe affette da artrite reumatoide. Questo dato medio annuo inciderà in modo significativo sul sistema sanitario regionale con un costo di circa € 5mld entro il 2039.Degli oltre 72.000 casi lombardi, l'80% è donna e di questi il 51,7% è casalinga.
Il dato si ricava da una ricerca a cura dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, "I costi delle Malattie Reumatiche in Italia e nella regione Lombardia: un modello di simulazione" che traccia una fotografia completa dei costi diretti e socio-assistenziali per la Regione Lombardia, da qui a 30 anni. Per la prima volta in Italia (ma anche in altri paesi non esistono studi di tal genere) si presenta una proiezione temporale, a 30 anni, per misurare il quadro dell'evoluzione, in termini di costi a carico del SSR, delle patologie reumatiche croniche più diffuse e, allo stesso tempo, più invalidanti: l'artrite reumatoide e le spondiloartropatie.
Autore dello studio per determinare i costi di queste patologie nei prossimi 30 anni è il prof. Americo Cicchetti, docente di Organizzazione Aziendale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che, con un modello previsionale di tipo cost of illness, ha stimato i costi dell'artrite reumatoide e delle spondiloartropatie, considerandoli come variabili direttamente dipendenti dall'evoluzione naturale della patologia e simulandone la dinamica temporale.
«Partendo da dati epidemiologici diffusi da studi di rilevanza internazionale - spiega il prof. Cicchetti - abbiamo ricostruito la storia naturale delle due classi di patologie considerandone, a seconda della severità, la divisione in stadi e stimando la probabilità con cui, in assenza di trattamenti e col passare degli anni, ogni individuo evolve da uno stadio all'altro di severità maggiore. Per l'artrite reumatoide, complessivamente abbiamo considerato 72.356 soggetti attualmente malati (circa il 79,46% di donne e il 20,54% di uomini) divisi nei 4 stadi di severità ipotizzati e ne abbiamo seguito l'evoluzione nei prossimi 30 anni, includendo anche i nuovi soggetti che contrarranno la patologia nel corso di tale orizzonte temporale. I primi risultati originati dal modello mostrano come, per quanto riguarda l'artrite reumatoide, nei prossimi 30 anni il costo annuo sarà intorno ai 430 milioni (dati 2009) per poi salire a €440 milioni nel 2039, con un picco stimato al 2029 di € 515 milioni, sempre considerando la somma di costi diretti ed indiretti».
L'Organizzazione Mondiale della Sanità indica che le malattie reumatiche sono la prima causa di dolore e disabilità in Europa, e che, da sole, rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione al di sopra di 65 anni (Fonte Ministero della Salute).
In Italia, si stima che più di cinque milioni di abitanti, ovvero quasi un decimo della popolazione, di cui il 40% in età lavorativa, soffrano di malattie reumatiche che sono al primo posto fra le patologie cronico-degenerative e rappresentano la seconda causa di invalidità. Nello specifico, la situazione in Italia è la seguente: circa 410.000 individui soffrono di artrite reumatoide, circa 211.000 di spondiloartropatie. I nuovi casi all'anno ogni 10.000 abitanti sono: 6 per l'artrite reumatoide, circa 4 per le spondiloartropatie. L'esordio della malattia è tra i 35 e i 50 anni ed il rapporto donna-uomo è di 4 a 1. (Fonte: Ricerca Università Cattolica).
"Queste patologie - commenta Maria Grazia Pisu, Presidente Alomar (Associazione Lombarda Malati Reumatici) - costringono spesso le donne che ne sono colpite a dover affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli, con implicazioni nella sfera personale, familiare e professionale. Le donne, ma soprattutto le casalinghe che lavorano molto con le mani, ne soffrono in particolar modo: è l'impossibilità a prendere oggetti, accudire bambini, insomma a compiere qualsiasi gesto che la quotidianità richiede, ad accomunarle tutte. Per affrontare la patologia nel miglior modo possibile, la riabilitazione è fondamentale. Chi ne è affetto deve imparare a gestirla, contrastandola, non lasciandosi sopraffare ma cercando di mantenere al massimo l'autonomia e la dignità. La malattia cronica, infatti, obbliga la persona colpita a modificare il proprio stile di vita e ad impegnare parte del tempo e delle energie nella cura della problematica che lo affligge, incidendo pesantemente sui costi dell'assistenza socio-sanitaria".
Ad oggi, i costi dell'assistenza socio-sanitaria per le principali malattie reumatiche croniche in Italia supera i 4 miliardi di euro l'anno, di cui quasi la metà - 1 miliardo 739 milioni - sono rappresentati dalla perdita di produttività per circa 287 mila lavoratori malati con una perdita di 23 milioni di giornate di lavoro (Fonte: Ricerca Osservatorio Sanità e Salute 4 dicembre 2008).
«Lo scenario tratteggiato è sicuramente tale da richiedere un intervento sostanziale: diagnosticare precocemente consentirebbe di abbattere i costi sociali di tali patologie» commenta Carlomaurizio Montecucco, Ordinario di Reumatologia dell'Università degli Studi di Pavia "Fondazione IRCCS Policlinico S.Matteo". «Ricerca scientifica, innovazione tecnologica e nuovi approcci diventano necessari. Per le patologie reumatiche infatti è fondamentale intervenire tempestivamente. In questo modo si andrebbero a contrastare i danni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico ed osteocartilagineo, come ad esempio l'erosione dell'osso, ma soprattutto si garantirebbe l'opportunità di una migliore qualità della vita per il paziente che nella maggioranza dei casi eviterebbe di abbandonare il lavoro oppure potrebbe ridurre al massimo l'assenza, rimanendo produttivo per se stesso e per la collettività».
Malgrado il recente studio dell'Osservatorio Sanità e Salute sull'impatto economico e sociale di tali malattie, mancano dati epidemiologici nazionali ufficiali, completi, su queste patologie, forniti dalle regioni su direttive del Ministro della salute; manca un censimento delle strutture reumatologiche (in base al numero di abitanti), atte ad accogliere i malati reumatici, e dei medici specialistici impegnati in tali strutture (in base al numero dei malati reumatici).
"Proprio per questo - sottolinea Pierluigi Meroni, Ordinario di Reumatologia dell'Università degli Studi di Milano, - in linea con le indicazioni del Parlamento Europeo, che invitano gli stati membri a sviluppare una strategia intesa a migliorare l'accesso alle informazioni e alle cure delle malattie reumatiche, il Senato della Repubblica ha pianificato un'indagine conoscitiva, dalla quale sono emersi alcuni aspetti rilevanti: dal cambiamento dell'approccio alle malattie reumatiche sia da un punto di vista diagnostico sia terapeutico, ad una maggiore coscienza delle comorbidità (disabilità, aterosclerosi accelerata, complicanze gravidiche) alla necessità della presenza degli specialisti sul territorio, ad una migliore prognosi in seguito ai nuovi trattamenti". Torna all'archivio