Apremilast, nuovi risultati di Fase III positivi nel trattamento dell'artrite psoriasica
Martedi 29 Ottobre 2013
A quasi un mese dalla presentazione ad Istanbul, in occasione del 22esimo Congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Malattie Veneree, dei dati dello studio ESTEEM 1 relativi all’efficacia di apremilast nel trattamento della psoriasi (1), sono stati presentati al congresso annuale dell’ACR (American College of Rheumatology) i risultati dello studio PALACE-4, che hanno mostrato come il trattamento di prima linea con apremilast, rispetto al placebo, abbia consentito il raggiungimento di risposte cliniche significative e di lunga durata nei pazienti affetti da artrite psoriasica (PsA) (2).
L’artrite psoriasica (AP) è una malattia reumatica infiammatoria cronica associata alla psoriasi. Più di un milione di individui ne sono affetti in USA e in Europa. Più del 30% dei soggetti affetti da psoriasi può sviluppare AP, che comporta lo sviluppo di processi infiammatori a carico delle articolazioni, prodromici all’insorgenza di fenomeni di degenerazione articolare.
Oltre alle lesioni psoriasiche cutanee, sintomi comuni dell’AP sono rappresentati dal dolore, dalla rigidità articolare e dalle tumefazioni che possono interessare solo alcune o un numero crescente di articolazioni, fino a coinvolgere il rachide. I disturbi articolari tipici dell’AP insorgono solitamente 10 anni dopo il manifestarsi della psoriasi e la prevalenza di questa condizione è sottostimata nella popolazione.
Sviluppato dall’americana Celgene, apremilast è una “small molecule” orale che inibisce l'attività della fosfodiesterasi 4 (PDE4) e modula la produzione di molteplici mediatori pro ed anti-infiammatori, tra cui il TNF-α, IL-23, IL-10 ed altre citochine. Celgene, azienda produttrice del farmaco in questione, ha già portato a termine i primi 3 studi di fase III del programma clinico PALACE che avevano messo a confronto l’efficacia del farmaco vs placebo in pazienti con PsA precedentemente trattati con DMARDs, compresi quelli biologici (3).
Lo studio PALACE 4, nello specifico, ha mostrato come l’impiego di apremilast al dosaggio giornaliero di 20 mg di apremilast bis die sia stato associato al raggiungimento della risposta ACR 20 (ovvero ad un miglioramento percentuale del 20% dei segni e dei sintomi della PsA quali la presenza di articolazioni tumefatte e dolenti) in circa il 29% dei pazienti trattati con il farmaco.
Inoltre, la dose giornaliera di 30 mg bis die dell’inibitore della fosfodiesterasi 4 è risultata leggermente più efficace, con un 32% di pazienti trattati che hanno soddisfatto l’endpoint primario della risposta ACR 20. La proporzione di pazienti che ha raggiunto l’endpoint della risposta ACR 20 è stata significativamente migliore per entrambi i dosaggi testati del farmaco rispetto a quella osservata nel gruppo placebo (17%).
Dopo 16 settimane di trattamento i pazienti allocati al gruppo placebo sono stati sottoposti a trattamento attivo ed è stata avviata una fase di valutazione degli effetti del trattamento a lungo termine. I risultati ad un anno hanno documentato il raggiungimento della risposta ACR 20 nel 53% dei pazienti allocati a trattamento con 20 mg di apremilast e nel 59% di quelli sottoposti al dosaggio maggiore del farmaco. Non solo: una proporzione significativa dei pazienti allocati al trattamento con uno dei due dosaggi di apremilast (rispettivamente il 14% e il 18%) ha raggiunto l’endpoint della risposta ACR 70.
Sul fronte “safety” non sono stati documentate novità rispetto a quanto già osservato nei trial precedenti: l’incidenza di AEs già noti è risultata più bassa nel range temporale compreso tra la 24esima e la 52esima settimana rispetto alle prime 24 settimane di trattamento. Diarrea (14,3%), nausea (12,6%), cefalea (10,1%), infezioni del tratto respiratorio alto (10,3%) e nasofaringiti (7,4%) sono risultati essere gli AEs più comuni, tutti di intensità lieve-moderata.
Celgene ha sottoposto negli USA alla FDA domanda di approvazione per l’impiego di apremilast nella PsA all’inizio di questo anno e si prevede una risposta dell’ente regolatorio statunitense per il mese di marzo del prossimo anno. L’azienda ha, peraltro, completato poche settimane fa all’arruolamento di 500 pazienti nel trial di Fase III POSTURE, avente l’obiettivo di valutare l’efficacia del farmaco nella spondilite anchilosante, una condizione clinica che colpisce più di 2 milioni di persone negli USA e in Europa.
I risultati principali del trial POSTURE sono previsti per la prima metà del prossimo anno. Inoltre, nel corso del congresso ACR, sono stati presentati anche i risultati dello studio di Fase II sull’impiego di apremilast nella malattia di Behcet, già resi noti nel corso del congresso annuale EULAR la scorsa estate (4).