I pazienti con artrite reumatoide (AR) in trattamento con inibitori del TNF (tumor necrosis factor) mostrano un miglioramento dei sintomi della patologia e della funzione motoria e presentano anche un rischio ridotto di soffrire di una patologia cardiovascolare rispetto ai DMARDS non biologici. E' il risultato di uno studio riportato su Annals of the Rheumatic Diseases.
Nello studio, i pazienti trattati con inibitori del TNF hanno mostrato una riduzione del rischio di presentare patologie cardiovascolari (HR 0,39, IC 95% 0,19-0,82), rispetto a quelli trattati con farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) non biologici, diversi dal metotressato. Quest'ultimo, diversamente dagli altri medicinali appartenenti alla sua stessa classe di farmaci, non aumenta il rischio cardiovascolare in pazienti con AR (HR 0,94 IC 95% 0,49-1,80).
Gli esperti hanno analizzato i dati di 10.156 pazienti con AR arruolati nel registro CORRONA (Consortium of Rheumatology Researchers of North America RA Registry) tra l'ottobre 2001 e il dicembre 2006). Il 75% dei partecipanti era di sesso femminile, principalmente di razza caucasica di età media pari a 59 anni. La durata media della patologia era di circa 7 anni. Durante il follow-up di 22,9 mesi, ci sono stati 11.438 singoli periodi di esposizione al farmaco e alcuni pazienti sono passati alla terapia con farmaci differenti da quello iniziale. Tra questi sono state registrate 4.684 esposizioni agli inibitori del TNF, 4.969 esposizioni a metotressato e 1.785 esposizioni a DMARD non biologici come azatioprina. Inoltre, ci sono state 3.141 esposizioni a prednisone, alla dose di 1-7 mg/die, e 1.090 esposizioni a dosi giornaliere pari o superiori a 7,5 mg/die.
L'endpoint primario dello studio era di tipo composito e includeva l'incidenza di infarto del miocardio, stroke, attacco ischemico transiente e morte cardiovascolare. Il rischio di eventi cardiovascolari è stato aggiustato per fattori di confondimento quali età, sesso, fumo, patologie concomitanti come diabete e ipertensione e precedente infarto del miocardio o stroke. Durante lo studio, si sono verificati 88 eventi cardiovascolari, inclusi 45 stroke o attacchi ischemici transienti, 26 infarti del miocardio e 17 decessi. L'incidenza di eventi cardiovascolari per 1000 persone/anno era di 7,51 (IC 95% 3,95-11,07) per DMARD non biologici, di 6,73 (IC 95% 4,83-8,63) per metotressato e 2,93 (IC 95% 1,74-4,13) per gli anti TNF. L'uso di prednisone è risultato associato a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari con HR pari a 1,78 (IC 95% 1,06-2,96) per la dose giornaliera superiore ai 7mg/die e di 2,62 (IC 95% 1,29-2,96) per le dosi superiori ai 7mg/die (P=0,04 per trend). Greenberg J, et al "Tumor necrosis factor antagonist use and associated risk reduction of cardiovascular events among patients with rheumatoid arthritis" Ann Rheum Dis 2011; 70: 576-582