ANMAR, AMRER e GILS inviano una lettera ai Ministri Catalfo e Speranza: "Troppe difficoltà burocratiche per i pazienti reumatici"
Venerdi 3 Aprile 2020
Silvia Tonolo, Daniele Conti e Carla Garbagnati, rappresentanti delle rispettive Associazioni pazienti ANMAR, AMRER e GILS, hanno inviato una lettera alla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e al Ministro della Salute Roberto Speranza, sottoponendo alla loro attenzione le tante segnalazioni ricevute riguardo alle difficoltà di attuazione dell’articolo 26 del cosiddetto Decreto “Cura Italia”.
«Problemi burocratici stanno rendendo difficile la vita di molti pazienti e cittadini. Stiamo registrando numerose segnalazioni in merito alla difficoltà, o addirittura, impossibilità di fruire di quanto disposto dall'articolo 26. Quest’ultimo permetterebbe ai lavoratori considerati “fragili”, con patologie croniche in trattamento con immunosoppressori, come la malattia reumatologica, e i rari di assentarsi dal lavoro con la formula della malattia equiparata al regime di ricovero per evitare complicanze severe a seguito dell’infezione da COVID in quanto immunodepressi».
L’articolo 26 chiamato in causa dalle Associazioni pazienti parla di Misure urgenti per la tutela del periodo di sorveglianza attiva dei lavoratori del settore privato, riferendo al punto 2 che “fino al 30 aprile ai lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n.104, nonché ai lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della medesima legge n. 104 del 1992, il periodo di assenza dal servizio prescritto dalle competenti autorità sanitarie è equiparato al ricovero ospedaliero di cui all’articolo 19, comma 1, del decreto legge 2 marzo 2020, n.9”.
ANMAR Onlus, AMRER Onlus, e GILS ODV chiedono in coro di rendere uniformi e subito applicabili sul territorio nazionale le norme previste dal Cura Italia che, invece, «al momento sono oggetto di interpretazioni diverse da parte degli uffici dell’INPS o degli Ordini dei Medici». La lettera continua sottolineando che i pazienti reumatici anche di patologie rare in trattamento con immunosoppressori, presentano maggiore fragilità e un rischio elevato di complicanze polmonari e cardiocircolatorie nell'esposizione al contagio da COVID-19. Inoltre, aggiungono Tonolo, Conti e Garbagnati, non tutti i pazienti reumatologici sono necessariamente in possesso dei requisiti previsti dalla legge 104 e non dispongono della certificazione dello stato di handicap grave o lieve. Va quindi, come prima cosa, estesa la platea dei beneficiari a tutte le persone colpite da patologie reumatologiche croniche o in trattamento con farmaci immunosoppressori svincolando questa possibilità dal requisito dell’handicap lieve.
«Chiediamo poi all’Esecutivo di chiarire chi può rilasciare le opportune certificazioni previste dalla normativa, sollecitando a far sì che sia il medico di medicina generale, che conosce il paziente, a verificarne i requisiti di malattia cronica e terapia in atto, svincolando dalla “compatente organo di medicina legale” che è impossibile da trovare in questo periodo emergenziale. Infatti i malati attualmente non possono richiedere ora nell’emergenza un parere all’ufficio medico legale la cui operatività se non nulla è oggi ridotta al minimo, rendendoli impossibilitati a rilasciare certificati per migliaia di persone entro la scadenza del periodo di tutela che è il 30 aprile 2020», aggiungono Tonolo, Conti e Garbagnati, apprezzando tuttavia il lavoro del Governo per tutelare i diritti e lo stato di salute anche di chi si trova ad avere a che fare con una malattia reumatologica e rara.
«Vanno però quanto prima meglio definiti alcuni punti fondamentali contenuti nell’ultimo Decreto. Si corre il rischio di interpretazioni differenti, e spesso più ristrettive, delle norme e delle tutele stabilite a livello centrale. Molti malati, in questo momento, sono costretti a proseguire con le proprie mansioni lavorative o a prendere ferie. È una situazione inaccettabile e che necessita un intervento tempestivo da parte delle istituzioni e degli organi amministrativi competenti».