Osteonecrosi testa femorale associata a lupus, identificato fattore rischio
Venerdi 4 Gennaio 2019
Nicola Casella
Il riscontro di un punteggio elevato aPL-S, un marker quantitativo della presenza di anticorpi antifosfolipidi (aPL) rappresenta un fattore di rischio di osteonecrosi idiopatica della testa femorale (ION) in pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico (LES).
Queste le conclusioni di uno studio di recente pubblicazione su Rheumatology, che suggerisce come la presenza di una coaugulopatia indotta da questi autoanticorpi sia coinvolta nella patofisiologia della ION in pazienti lupici.
Razionale dello studio L’’osteonecrosi idiopatica della testa femorale (ION) rimane ancora oggi una complicanza seria del LES associata alla terapia con steroidi, in mancanza di attuazione di un intervento profilattico.
La ION – continuano comporta una riduzione significativa della qualità della vita, associata a dolore e disabilità, e i casi più gravi esitano nella necessità di ricorrere alla chirurgia (artroplastica dell’anca in toto).
E’ possibile porre diagnosi di ION mediante il ricorso alla radiologia, alla scintigrafia scheletrica, alla TAC e alla risonanza magnetica. Tra le tecniche citate, la risonanza magnetica è in grado di individuare la presenza di ION a stadi molto precoci, con specificità elevata: ”In uno studio di recente pubblicazione è stato dimostrato come la ION possa essere identificata mediante risonanza magnetica in quasi il 40% dei pazienti con LES, una percentuale di gran lunga più elevata rispetto a quella rilevata in pazienti con altre malattie autoimmuni o reumatiche – scrivono i ricercatori nell’introduzione al lavoro, a suggerire la presenza di fattori di rischio specifici per il LES”.
“Indicativamente, allo stato attuale – continuano i ricercatori – si ritiene che il riscontro di anomalie del metabolismo lipidico, di ipercoagulabilità, di stress ossidativo e di disfunzione endoteliale vascolare siano coinvolti nello sviluppo di ION associata a LES”.
Gli anticorpi antifosfolipidi (aPL) sono individuati con maggior frequenza nel LES rispetto ad altre malattie sistemiche autoimmuni e alcuni studi clinici e di laboratorio suffragano l’induzione di ipercoagulabilità proprio in ragione della loro presenza.
Fino ad oggi, tuttavia, esistevano dati conflittuali relativamente all’attribuzione, per gli aPL, del ruolo di fattore di rischio di ION, probabilmente a causa della differenza del disegno degli studi finora condotti e dell’interpretazione dei risultati.
L’aPL-S è un indice quantitativo che riflette sia la varietà che i titoli di aPL: uno studio recente, condotto dalla stessa equipe di ricerca, ha dimostrato come questo indice correli meglio con il rischio trombotico rispetto alla valutazione qualitativa di ciascun aPL presente.
L’obiettivo del nuovo studio, pertanto, è stato quello di valutare l’impatto degli aPL sullo sviluppo di ION associata a LES mediante l’impiego di questo indice aPL-S.
Disegno dello studio I ricercatori hanno condotto uno studio retrospettivo su 88 pazienti consecutivi con LES sottoposti ad esame di risonanza magnetica dell’anca, effettuato tra il 2000 e il 2017.
All’inizio dello studio e nel corso delle visite successive di follow-up, sono state raccolte informazioni sulle caratteristiche socio-demografiche di questi pazienti, la loro esposizione a terapia farmacologica e sull’esecuzione di intervento di artroplastica dell’anca in toto. Gli aPL-S sono stati calcolati mediante saggi validati di titolazione dei livelli di anticorpi antifosfolipidi, immunoglobuline G ed immunoglobuline M.
I pazienti avevano un’età media di 32 anni, con una preponderanza di donne (84%). Tutti i soggetti reclutati nello studio avevano iniziato una terapia craniosacrale prima di essere sottoposti a risonanza magnetica: ciò ha permesso ai ricercatori di esaminare l’impatto di questa modalità di trattamento sul rischio di ION.
Sintesi dei risultati principali E’ stata individuata la presenza di ION in 38 pazienti sugli 88 iniziali (43,1%): nello specifico, bilaterale in 32 casi e unilaterale in 6.
Solo 16 pazienti su 38 erano sintomatici, mentre i 22 rimanenti non hanno riferito la presenza di sintomatologia.
Dopo analisi univariata, è emerso che l’appartenenza al sesso maschile, la positività per alcune specie di anticorpi antifosfolipidi, un elevato aPS-S e l’esecuzione di terapia craniosacrale a dose elevata costituivano fattori di rischio di ION.
All’analisi multivariata, invece, è emerso che il riscontro di un punteggio aPS-S elevato (odds ratio [OR], 5,12; IC95%=1,18-29,79) e il ricorso alla terapia craniosacrale a dose elevata (OR=10,25; IC95%=3,00-48,38) rappresentavano, da soli, dei fattori di rischio indipendente di ION.
Non solo: l’analisi Kaplan-Meier ha anche evidenziato che i pazienti con punteggio aPS-S elevato andavano incontro più frequentemente ad artroplastica dell’anca rispetto ai pazienti senza anticorpi antifosfolipidi.
Riassumendo I risultati dello studio hanno chiaramente dimostrato l’impatto degli aPL, soprattutto della valutazione quantitativa degli aPL mediante punteggio aPL-S, come pure dei dosaggi elevati di steroidi, sullo sviluppo di ION nei pazienti con LES.
Lo studio si è anche focalizzato sulla relazione tra ION e aPS basata sull’ipotesi patogenetica di un ruolo degli aPL nell’indurre uno stato di ipercoagulabilità e di alterazione conseguente del flusso sanguigno nelle arterie che afferiscono al tessuto osseo.
“Molti meccanismi sono stati proposti per spiegare lo stato di ipercoagulabilità dei pazienti con aPL, compreso quello del disturbo ai pathway della coagulazione e fibrinolitici e dell’attivazione di cellule endoteliali, monociti, piastrine e sistema del complemento – ricordano i ricercatori nella discussione del lavoro”.
“Tali ipotesi – continuano – sono in parte supportate dal fatto che l’ION è stata identificata in pazienti con sindrome antifosfolipidica primaria (APS) in assenza di LES, per quanto in modo meno frequente. La differenza della prevalenza di ION nell’APS primaria rispetto alla presenza di aPS e LES potrebbe essere attribuita all’uso più frequente e a dosaggi elevati di steroidi, per quanto sia necessario approfondire le conoscenze sui fattori sottostanti le singole patologie in questione”.
Lo studio ha anche dimostrato come punteggi aPL-S elevati (>30) - ma non con punteggi aPL-S bassi (0<aPL-S<30) – oltre alla presenza specifica di alcuni aPL, rappresentino dei fattori di rischio indipendente di ION nei pazienti con LES. A questo riguardo, i ricercatori hanno voluto sottolineare l’importanza, ai fini predittivi, dei punteggi aPL-S elevati rispetto agli altri (che non sono risultati essere dei fattori di rischio indipendente): “I risultati ottenuti – sottolineano – suggeriscono, pertanto, l’importanza di stratificare in modo quantitativo i titoli di aPL, soprattutto ai fini di un’analisi del rischio”.
Nicola Casella
Bibliografia Hisada R et al. Antiphospholipid score is a novel risk factor for idiopathic osteonecrosis of the femoral head in patients with systemic lupus erythematosus [published online December 6, 2018 ]. Rheumatology. doi:10.1093/rheumatology/key365 Leggi