Nuovi marcatori biologici per migliorare il trattamento e ridurre i costi
Lunedi 28 Novembre 2011
Si chiamano "biomarkers" e rappresentano una opportunità per prevedere lo sviluppo di una malattia, valutare la sua aggressività e la risposta al trattamento farmacologico e, di conseguenza, ottimizzare i costi socio-economici ad essa connessi. Se ne è discusso in occasione del XLVIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia, in corso a Rimini (Palacongressi, 23-26 novembre), dove sono stati presenti i risultati di due nuovi studi italiani.
"Molte Malattie Reumatiche hanno uno sviluppo su base autoimmune con una componente genetica importante nel determinare la suscettibilità allo sviluppo della malattia - ha spigato la Dott.ssa Nazzarena Malavolta, Responsabile del Centro di Reumatologia dell'AO Universitaria S. Orsola-Malpighi di Bologna - L'impegno che si sta compiendo nel campo della ricerca è orientato ad identificare marcatori, genetici e non, in grado di predire come evolverà la patologia e le manifestazioni cliniche che ne condizionano l'attività e l'aggressività. Gli studi presentati al Congresso individuano alcuni biomarkers che potrebbero offrire risposte utili sulla severità della malattia e sulla tipologia di risposta del paziente ai trattamenti con i nuovi farmaci tra i quali grande interesse per quelli biotecnologici, consentendo di definire il trattamento più adeguato e di ottimizzare la spesa sanitaria, evitando sperpero di risorse economiche".
Le malattie per le quali potrebbero essere presto disponibili nuovi test sono l'Artrite Reumatoide e la Sclerodermia (o Sclerosi Sistemica), patologie reumatiche fortemente invalidanti. La prima è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le articolazioni e, con il tempo, determina deformità invalidanti. In Italia si stima che ne siano colpite circa 350mila persone, per lo più donne in età lavorativa (25-50 anni). La Sclerodermia è stata riconosciuta nel 2008 tra le malattie rare con conseguente esenzione totale dal ticket. Colpisce indifferente a tutte le età, principalmente le donne, con una incidenza annuale stimata in circa 20 nuovi casi ogni milione di abitanti.
Alcuni ricercatori italiani hanno presentato uno studio sul test ELF (Enhanced Liver Fibrosis), un algoritmo approvato come predittore di severità nelle malattie epatiche croniche. Gli autori concludono che lo stesso test, basato su tre biomarkers, può essere efficacemente utilizzato per valutare l'attività e la severità della malattia in pazienti con Sclerodermia.
Un secondo studio, invece, ha valutato la possibilità di utilizzare un nuovo biomaker per prevedere la risposta del paziente con Artrite Reumatoide in trattamento con un farmaco biotecnologico.
"L'identificazione di biomarkers risponde alla necessità di ottimizzare e personalizzare il trattamento farmacologico delle Malattie Reumatiche con benefici economici a carico del Sistema Sanitario Nazionale - ha continuato Minisola -. La ricerca in campo reumatologico, che in Italia raggiunge livelli di eccellenza riconosciuti a livello mondiale, prosegue nella direzione di individuare soluzioni in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti, minimizzando l'impatto sull'economia pubblica". Torna all'archivio