Per la prima volta, grazie all'incrocio delle informazioni provenienti da Istat, Ministero della Salute, Aifa e Inps, è stato possibile analizzare l'impatto sociale ed economico delle malattie reumatiche. Secondo questi nuovi dati, ogni anno in Italia la spesa per le malattie reumatiche croniche supera i 4 miliardi di Euro, di cui quasi la metà - 1 miliardo 739 milioni -per la perdita di produttività dei circa 287mila lavoratori malati. Queste patologie in Italia interessano oltre 5 milioni di persone di cui 734mila colpite dalle forme croniche, soprattutto artrite reumatoide (AR) e spondiloartropatie.
Lo rivela una ricerca compiuta dall'Osservatorio Sanità e Salute - presentata il 4 dicembre a Roma in occasione del Convegno "Malattie Reumatiche: disabilità, impatto sul lavoro e costi sociali", un incontro che ha ricevuto il Patrocinio del Senato della Repubblica.
All'incontro hanno partecipato la Dott.ssa Antonella Celano (Presidente ANMAR) Prof. Francesco Cognetti (Vice Presidente Osservatorio Sanità e Salute), Sen. Cesare Cursi (Presidente Commissione Industria Commercio e Turismo del Senato e Presidente dell'Osservatorio Sanità e Salute), Prof. Enrico Garaci (Presidente Istituto Superiore di Sanità), Avv. Antonio Mastropasqua (Commissario Inps), Prof. Carlomaurizio Montecucco (Presidente SIR, Direttore Cattedra Reumatologia Università di Pavia), Prof. Guido Rasi (Direttore Generale Aifa), Dott. Alessandro RIDOLFI, (Docente di economia aziendale Università, Cattolica del Sacro Cuore), Dott. Enrico ROSSI (Assessore alla Salute Regione Toscana), Sen. Antonio Tomassini (Presidente Commissione Igiene e Sanità Senato).
Lo studio, curato da Alessandro Ridolfi, docente di economia aziendale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha quantificato i costi di queste patologie: quelli diretti, per visite specialistiche, esami radiologici e di laboratorio, ricoveri, farmaci, ecc., e quelli indiretti, intesi come il "costo sociale" sopportato dal sistema previdenziale a causa della perdita di giornate lavorative degli individui colpiti da tali malattie.
"Il quadro che emerge da questa ricerca è risultato davvero allarmante, oltre ogni previsione" - afferma Cesare Cursi presidente dell'Osservatorio Sanità e Salute - "Si è verificato, innanzitutto, come l'accertamento di tali patologie venga diagnosticato con molto ritardo rispetto all'insorgenza delle stesse, il che comporta costi elevatissimi per tutto l'articolato sistema socio-assistenziale e dall'altro, il più importante, un peggioramento esponenziale della qualità della vita del malato".
Ogni anno l'AR è responsabile di oltre 13 milioni di giornate di assenza dal lavoro. I costi diretti per l'AR ammontano a circa 1 miliardo 400 milioni l'anno mentre i costi indiretti riconducibili alla perdita di produttività sono pari a 981 milioni di euro. Le spondiloartropatie sono responsabili di oltre 10 milioni di giornate di assenza dal lavoro. I costi diretti per le spondiloartropatie ammontano a circa 950 milioni l'anno; quelli indiretti riconducibili alla perdita di produttività sono pari a 758 milioni di euro.
"Da economista" - afferma Alessandro Ridolfi - "mi soffermo con maggiore preoccupazione sugli aspetti economico-finanziari della questione; da uomo e cittadino non posso trascurare le conseguenze del disagio fisico connesse a tali patologie. Si stima, infatti che nel 10% dei casi si registra uno stato di invalidità permanente dopo solo due anni dall'insorgenza, e del 30% e del 50% rispettivamente dopo 5 e 10 anni".
"Il rapporto lavoro/malattie reumatiche" - prosegue Antonella Celano, presidente ANMAR - "è di fondamentale importanza, considerando che queste affezioni possono comparire frequentemente proprio durante l'età lavorativa. A questo proposito l'associazionismo, e in questo caso ANMAR, ha un ruolo di grande e fondamentale importanza come "supporto legale e psicologico" al paziente, affinché questi possa innanzitutto divenire pienamente consapevole della nuova condizione derivante dalla malattia e quindi imparare a gestirla".
Più aumenta il grado di severità della malattia, maggiori sono i costi per la collettività. Le malattie reumatiche croniche rappresentano una delle principali cause di invalidità e di perdita di capacità lavorativa. La progressione della malattia, se non opportunamente controllata, incide fortemente e in maniera progressiva sulla qualità della vita, sulla frequenza dei ricoveri e sulla produttività. Ma i costi riconducibili alla perdita di produttività lavorativa aumentano in misura esponenziale con l'aggravarsi della malattia, rispetto ai costi diretti, con un evidente e crescente impatto sull'economia nazionale.
L'instaurazione di una terapia precoce permette una significativa riduzione dei costi diretti e indiretti associati a queste malattie. Con una rapida e corretta impostazione terapeutica, ottenuta attraverso una diagnosi precoce della malattia nei primi 3-6 mesi, e una rigorosa valutazione della risposta alle terapie più del 50% dei malati potrebbero raggiungere una remissione stabile della patologia, oggi, grazie anche all'impiego dei farmaci biologici.
"Dalla ricerca che abbiamo realizzato" - osserva Ridolfi - "emerge che un'attenta valutazione costi/benefici da parte del SSN, lascerebbe spazio per l'uso di farmaci innovativi sicuramente più costosi ma altrettanto efficaci e capaci di ridurre significativamente l'onere generale del sistema senza tralasciare l'enorme miglioramento in termini di qualità di vita per il paziente".
"Voglio davvero augurarmi" - conclude Cursi - "che a partire da questa ricerca si possano sensibilizzare le istituzioni preposte, gli operatori del servizio sanitario nazionale e l'industria farmaceutica a concentrare ogni possibile sforzo all'analisi fattiva di questa grave situazione".