Marker di infiammazione predicono in modo indipendente recidive di AR associate a interruzione graduale DMARD
Venerdi 27 Novembre 2015
La valutazione di una batteria multipla di biomarker legati all'attività di malattia è in grado di predire in modo indipendente gli episodi di recidiva di AR associati alla strategia di riduzione progressiva/interruzione del trattamento con DMARD.
Insieme con la valutazione della positività agli ACPA, il punteggio MBDA (multibiomarker disease activity) migliora la predizione del rischio di recidiva nei pazienti con AR, rendendo possibile la stratificazione di pazienti a rischio basso o elevato di recidiva a seguito della riduzione graduale del trattamento con DMARD.
Queste le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Rheumatic Diseases (1).
In letteratura da tempo viene suggerita la possibilità di ridurre o sospendere la somministrazione di farmaci biologici (ad esempio gli anti-TNF-alfa) senza contraccolpi negativi sull'attività di malattia in un numero cospicuo di pazienti, anche se il successo terapeutico derivante dall'adozione di queste strategie non può essere predetto nel singolo paziente.
Una strategia terapeutica promettente potrebbe essere quella di ridurre gradualmente l'impiego di questi farmaci fino a sospenderli del tutto, mantenendo il controllo dell'attività di malattia ed aumentando la dose o riprendendo il trattamento se necessario.
L'utilizzo di questo approccio, tuttavia, necessità di marker predittivi che siano in grado di identificare quei pazienti nei quali il trattamento farmacologico possa essere gradualmente interrotto senza incorrere in un maggior rischio di recidive di malattia.
In letteratura è già stato documentato come la presenza di ACPA si associ ad un aumento della probabilità di recidive di malattia quando si intraprende il percorso dell'interruzione graduale del trattamento farmacologico (2).
“D'altro canto – ricordano gli autori nell'introduzione al lavoro – i modelli di predizione delle recidive di malattia basati sulla positività agli ACPA richiedono implementazioni ulteriori. Una valutazione più onnicompresiva dei processi infiammatori sottostanti l'AR, che renda possibile l'individuazione di infiammazione residua subclinica e che vada oltre la semplice individuazione delle risposte di fase acuta, potrebbe aiutare a migliorare la predittività delle recidive di malattia”.
Nello studio RETRO (2), condotto dalla stessa equipe di ricercatori, che aveva valutato l'efficacia della strategia di riduzione graduale/sospensione del trattamento con DMARD, era stato osservato come più della metà dei partecipanti allo studio rimanesse nella condizione di remissione clinica con questo approccio terapeutico.
Per determinare se i biomarker fossero in grado di identificare quei pazienti che potevano ridurre gradualmente o interrompere il trattamento farmacologico assegnato, i ricercatori hanno guardato ai punteggi MBDA (multibiomarker disease activity) relativi a 94 pazienti reclutati nel trial RETRO.
Il punteggio MBDA si basava sui livelli di 12 marker di infiammazione rilevati al basale mediante prelievo ematico.
Un terzo dei pazienti aveva punteggi MBDA, espressione di attività di malattia moderata-severa, ≥ 30 su una scala da 1 a 100.
I risultati hanno mostrato che 31 pazienti (su 44) sono andati incontro a recidiva di malattia. Di questi, il 58% aveva un punteggio MBDA espressione di malattia moderata-severa a fronte di un 21% di pazienti che rimaneva nella condizione di remissione di malattia.
Il punteggio media MBDA è risultato essere pari a 32 nei pazienti che andavano incontro a recidiva di malattia vs 22,6 dei pazienti che rimanevano in remissione (p=0,0001).
Non solo: mentre analisi precedenti avevano identificato negli ACPA il solo fattore predittivo indipendente di recidiva di malattia nei partecipanti allo studio RETRO, le analisi di regressione multivariata condotte nel nuovo studio hanno identificato nel punteggio MBDA un altro predittore indipendente di recidiva di malattia.
I pazienti che erano MBDA- e ACPA-negativi avevano una probabilità di recidiva di malattia pari al 13%, mentre, nei soggetti positivi ad uno dei 2 marker sopracitati o ad entrambi, la probabilità di recidiva è stata pari, rispettivamente, al 32-33% e al 76%.
In conclusione, questi dati suggeriscono come sia possibile predire il rischio di recidive in pazienti con AR sulla base di due test ematici già disponibili.
Inoltre, questi dati possono aiutare a prevenire il sovra-trattamento di pazienti di pazienti che hanno già raggiunto la remissione clinica di malattia in maniera stabile.
Ciò ha inevitabili e importanti ripercussioni socio-sanitarie in quanto la presenza di una strategia terapeutica basata sulla riduzione graduale/interruzione di un DMARD biologico permette di personalizzare e ottimizzare l'impiego di farmaci molto efficaci ma anche costosi.
Nicola Casella
Bibliografia
1. Reck J et al. Prediction of disease relapses by multibiomarker disease activity and autoantibody status in patients with rheumatoid arthritis on tapering DMARD treatment. ARD Online First, published on October 19, 2015 as 10.1136/annrheumdis-2015-207900 Leggi
2. Haschka J et al. Relapse rates in patients with rheumatoid arthritis in stable remission tapering or stopping anti-rheumatic therapy—interim results from the prospective randomized controlled RETRO study. Ann Rheum Dis 2015. Published Online First 6 Feb 2015. doi:10.1136/annrheumdis-2014-206439 Leggi