Affaticamento, disturbi del sonno, depressione. Sono queste le condizioni che sempre più spesso si riscontrano nelle persone colpite da malattie reumatiche. Per questa ragione è necessario che tali condizioni vengano considerate veri e propri indicatori di risultati nel trattamento della malattia, insieme alla valutazione soggettiva del benessere percepito dagli stessi pazienti. Insomma, deve essere la qualità generale della vita dei pazienti, che include anche parametri come questi, l'obiettivo del trattamento in aggiunta a parametri clinici più tradizionali. È quanto emerge dagli studi presentati al Congresso Annuale della Lega Europea contro le Malattie Reumatiche (EULAR) in corso a Roma. L'affaticamento, in particolare, interessa la maggior parte dei pazienti raggiungendo punte clinicamente significative in oltre il 40% dei casi.
P. Storrs, del Trafford General Hospital di Manchester, ha presentato un nuovo studio condotto su 95 pazienti reumatici e 105 soggetti di controllo che ha dimostrato una correlazione positiva fra i disturbi del sonno e l'affaticamento nei pazienti con artrite reumatoide rispetto a persone sane.
I disturbi del sonno sono stati misurati con la scala di valutazione PSQUI (Pittsburg Sleep Quality Index) e il punteggio medio totalizzato dai pazienti con artrite reumatoide è stato di 6,9 - ove il punteggio uguale o superiore a 5 indica una cattiva qualità del sonno - su una scala da 0 a 21 punti. L'affaticamento è stato valutato con la scala MAF (Multi-dimensional Assessment of Fatigue), che indaga la gravità del disturbo e l'impatto di questo sulle attività quotidiane della persona e i pazienti con malattie reumatiche hanno totalizzato un punteggio di 25,3 su una scala da 0 a 50.
Tanja Lange, del dipartimento di neuroendocrinologia dell'Università di Lubecca,² ha fatto il punto sullo stato dell'arte della ricerca fisiologica sui disturbi del sonno nei pazienti reumatici. La ricercatrice ha sottolineato come i pazienti tipicamente lamentino difficoltà nell'addormentarsi e cattiva qualità del sonno, con risvegli durante la notte che si accentuano nelle prime ore del mattino, oltre a sonnolenza diurna, depressione e affaticamento generale. In sostanza, la cattiva qualità del sonno notturno, legata a disfunzioni del sistema endocrino e stati di infiammazione cronica, non consentirebbe ai pazienti reumatici di riposare a dovere, ottenendo adeguato ristoro dalle fatiche della giornata.
Alla polisonnografia, che misura i diversi parametri caratteristici del sonno di una persona, i pazienti reumatici hanno mostrato un sonno maggiormente frammentato a causa di movimenti frequenti e numerosi risvegli dovuti alla malattia e al dolore che questa comporta. La ricercatrice tedesca ha inoltre sottolineato il valore dell'innovativo approccio "cronoterapeutico" - ovvero coordinare il trattamento medico ai ritmi biologici dell'organismo. Infatti, la formulazione a rilascio notturno di farmaci mirati alla riduzione dell'infiammazione e al ripristino della regolare funzione fisiologica del sonno ha dimostrato maggiore efficacia rispetto alla tradizionale assunzione degli stessi farmaci al risveglio.
"Questi studi supportano chiaramente l'ipotesi che i disturbi del sonno siano un fattore concomitante significativo per lo stato di affaticamento e per la sintomatologia caratteristica dei pazienti con artrite reumatoide", ha spiegato il Professor Maurizio Cutolo, Presidente Esecutivo di EULAR 2010. "E la qualità della vita dei malati ne risulta gravemente compromessa. Oltre ai disturbi del sonno, infatti, i pazienti sono gravati dall'affaticamento costante e da stati depressivi che sempre più spesso vengono notati da medici e familiari, fino al realizzarsi di vere sindromi cliniche di accompagnamento come la sindrome fibromialgica. È per questo che nella valutazione dell'efficacia degli interventi terapeutici i parametri di valutazione dovrebbero essere estesi al sonno e ad altri stati di benessere/malessere generale percepiti dai pazienti", ha concluso il Professor Cutolo. Torna all'archivio