Malattia di Behçet, adalimumab sicuro ed efficace contro l'uveite grave e resistente
Venerdi 25 Luglio 2014
L’anticorpo monoclonale adalimumab è un'opzione molto sicura ed efficace e per il trattamento dei pazienti con uveite grave e resistente associata alla malattia di Behçet, in grado di fornire un controllo adeguato e duraturo dell’infiammazione oculare. È quanto emerge da uno studio retrospettivo su 12 pazienti pubblicato da poco su Clinical and Experimental Rheumatology.
La malattia (o sindrome) di Behçet è una malattia infiammatoria multisistemica cronica ad andamento recidivante e caratterizzata nel 30-70% dei casi da un coinvolgimento oculare consistente in un’uveite non granulomatosa che può compromettere gravemente la visione e portare addirittura a cecità legale fino al 25% dei pazienti.
La prognosi visiva di questi pazienti tende a essere grave a causa dell’andamento recidivante dell’uveite, nella quale gli episodi ricorrenti di infiammazione oculare portano ad alterazioni strutturali che possono produrre un danno visivo importante e perfino cecità se i pazienti non vengono trattati prontamente e in modo adeguato.
Il TNF alfa è una citochina infiammatoria che, in base a molte evidenze sperimentali, potrebbe essere implicata nello sviluppo e nella persistenza dell’infiammazione oculare nella malattia di Behçet.
Tra gli altri anti-TNF, etanercept non solo non è risultato efficace contro l’uveite, ma ha dimostrato addirittura di acuirne la gravita, mentre infiliximab, a causa della sua natura chimerica, tende a perdere efficacia dopo un po’ di tempo.
In questo lavoro, gli autori quindi hanno provato a mettere alla prova un altro anti-TNF, adalimumab, come nuovo approccio terapeutico strategico, alternativo agli immunosoppressori tradizionali, in un piccolo gruppo di pazienti affetti da uveite grave legata alla malattia di Behçet.
A tale scopo hanno analizzato retrospettivamente dati clinici relativi a 22 occhi di 12 pazienti trattati con adalimumab 40 mg per via sottocutanea, una volta ogni 2 settimane, in aggiunta alla terapia immunosoppressiva tradizionale in atto, otto dei quali passati a adalimumab dopo il fallimento della terapia con infliximab.
Gli outcome principali comprendevano l’attività infiammatoria oculare, la frequenza degli attacchi di uveite e la capacità di far ridurre il consumo di steroidi. Tra gli outcome secondari figuravano le variazioni della migliore acuità visiva corretta (BCVA), l'impatto sulla terapia immunosoppressiva tradizionale e gli effetti collaterali correlati ad adalimumab.
L'età media dei pazienti (11 maschi e 1 femmina) all'esordio della malattia era di 24,34 anni (± 8,62 SD). Il coinvolgimento oculare era bilaterale nell’83% dei casi e nella maggior parte dei casi (per la precisione, nel 68% degli occhi) consisteva in panuveite.
Dopo un follow-up medio di 21 mesi (± 9,63 SD), tutti i pazienti tranne uno (il 92%) hanno ottenuto una remissione dell’uveite, con un miglioramento della BCVA almeno in un occhio.
In media, gli attacchi uveite sono scesi da 2 a 0,42 durante la terapia con adalimumab (P <0,001) e la dose giornaliera di steroidi è stata gradualmente ridotta in tutti i pazienti che hanno risposto ad adalimumab, fino ad arrivare in sette casi alla sospensione completa di questi farmaci, e il dosaggio medio è passato da 26,87 a 3,33 mg/die (P = 0,002).
Inoltre, nel 64% dei pazienti che hanno risposto al biologico, la terapia immunosoppressiva tradizionale è stata sospesa grazie al raggiungimento della remissione clinica prolungata ottenuta con il solo adalimumab.
Nel periodo di osservazione, sottolineano gli autori, contrariamente a quanto accade di norma con gli anti-TNF, nessun paziente ha sviluppato effetti collaterali correlati durante la somministrazione di adalimumab, che ha mostrato un eccellente profilo di sicurezza.
“Nei nostri pazienti, adalimumab ha permesso un controllo soddisfacente dell’infiammazione oculare e delle ricadute, stabilizzando il decorso clinico e migliorando la prognosi visiva” concludono i ricercatori.
Inoltre, aggiungono, “anche in accordo con le raccomandazioni recenti di gruppi di esperti, adalimumab potrebbe essere considerato un’opzione molto sicura ed efficace per il trattamento di pazienti con uveite di Behçet refrattaria agli immunosoppressori tradizionali e a infliximab, e addirittura l’anti-TNF di prima scelta, visto il basso rischio di sviluppare anticorpi anti-chimerici e quindi perdere di efficacia”.
Ovviamente, precisano, occorrono “studi controllati e randomizzati, più ampi e con un follow up più lungo, per delineare meglio il profilo di efficacia e sicurezza di adalimumab in pazienti affetti da uveite di Behçet grave. Alessandra Terzaghi
E. Interlandi, et al. Adalimumab for treatment of severe Behçet`s uveitis: a retrospective long-term follow-up study. Clinical and Experimental Rheumatology 2014. leggi