Per prevenire o migliorare il mal di schiena, nei pazienti affetti da lombalgia è largamente raccomandata l’autogestione, che si basa sull’ottemperanza di consigli sul modo di lavorare, di svolgere attività quotidiane o di praticare sport, per fare alcuni esempi.
Tuttavia una recente metanalisi, pubblicata sul fascicolo di novembre della rivista Arthritis Care & Research e condotta da un’equipe di ricercatori australiani, sembra sminuire l’importanza di questa pratica del “fai-da te” nella gestione della malattia dal momento che i suoi effetti sul dolore e la condizione di disabilità sarebbero di piccola entità e, soprattutto, verrebbero supportati da dati aventi un’evidenza clinica di moderata qualità.
La lombalgia è una delle malattie più comuni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. “In Australia – scrivono gli autori della metanalisi nella introduzione del loro lavoro – si spende ogni anno un miliardo di dollari per la lombalgia e si ritiene che il peso economico di questa condizione sulle spese sanitarie sia destinato a raddoppiare entro il 2047.” Tra le cause invocate per spiegare il rilevante peso economico della lombalgia vi sarebbe la prassi del personale sanitario di somministrare passivamente interventi di cura che fornirebbero in qualche caso un sollievo immediato del dolore ma non risolverebbero la recidivazione degli attacchi, innescando nei pazienti che ad essi si rivolgono nuovamente un processo di dipendenza. Una soluzione a questo problema, pertanto, potrebbe consistere nel passare dal modello di cura in cui il paziente riceve passivamente il trattamento ad un modello in cui il paziente è attore stesso nella gestione della lombalgia ed esistono documentazioni di efficacia dell’autogestione nella gestione della cronicizzazione di questa condizione.
Ciò nonostante, l’efficacia di questo metodo attivo di cura nel mondo reale è stata oggetto di risultati controversi in letteratura. Tra le ragioni alla base di questa discordanza di risultati vi sono sia l’indeterminazione terminologica finora esistente relativa alla definizione di questo tipo di intervento (autocura, autogestione, automonitoraggio, autotrattamento) che la mancata considerazione di tutte le attività che dovrebbero essere incluse per identificare un’efficace autogestione della malattia.
Per risolvere questi problemi, gli estensori della metanalisi si sono avvalsi di un report dell’Australian Government’s First National Health Care Strategy, che ha definito 6 elementi chiave alla base di una pratica efficace dell’autogestione, tra i quali abbiamo la condivisione di responsabilità medico-paziente del piano terapeutico e l’ automonitoraggio da parte del paziente della condizione di salute nonché della gestione dei segni e dei sintomi della malattia.
Sulla base di queste premesse, gli estensori della metanalisi hanno effettuato una ricerca sui principali database bibliografici di medicina (Medline, Embase, CINAHL, PsycINFO, LILACS, PEDro, AMED, SPORTDiscus, e Cochrane databases) a partire da Aprile 2011 di tutti i trial clinici randomizzati aventi come scopo la valutazione dell’efficacia dell’autogestione in presenza di lombalgia aspecifica nonché la riduzione del dolore e della disabilità.
Per valutare la qualità metodologica dei trials inclusi nella metanalisi si è fatto ricorso alla scala di PEDdro, uno strumento che considera due aspetti della qualità di uno studio: la “attendibilità” (o “validità interna”) e se i risultati statistici riportati sono sufficienti per renderlo interpretabile.
I dati sufficientemente omogenei erano raccolti per la metanalisi, con valutazione di efficacia a 6 e a 12 mesi dalla randomizzazione dei singoli studi.
La ricerca bibliografica ha permesso di identificare 13 trial clinici che rispondevano ai criteri di inclusione nella metanalisi. Il punteggio medio di qualità metodologica secondo la scala PEDdro è stato di 6,5 su 10 (moderata qualità). L’autogestione della malattia è risultata efficace nel migliorare il dolore e la disabilità nei pazienti affetti da lombalgia. La differenza media pesata nel follow-up a breve termine è stata pari a -3,2 punti per il dolore su una scala da 0 a 100 e pari a -2,3 punti per la disabilità, mentre, nel follow-up a lungo termine è stata pari, rispettivamente, a -4,8 e -2,5 punti.
Nel commentare i risultati ottenuti, gli estensori della metanalisi hanno evidenziato come i dati ottenuti sulla riduzione del dolore e della disabilità, benchè di moderata qualità, mostrino un piccolo ma significativo vantaggio dell’autogestione della lombalgia rispetto a strategie di intervento minimo. Ciò significa che l’esecuzione di nuovi studi potrebbe ridurre l’intervallo di confidenza (espressione della dispersione dei dati) a favore di una stima più precisa dell’effetto netto osservato.
Inoltre, gli autori dello studio hanno osservato l’assenza di un vantaggio dell’autogestione nella riduzione del dolore e della disabilità associate a lombalgia rispetto ad altri interventi quali la massoterapia, l’agopuntura, lo yoga e lo svolgimento di regolare attività fisica. Questi risultati, tuttavia, derivano da dati di cattiva qualità e necessitano di studi confermativi designati ad hoc.
Pertanto, dal punto di vista clinico, gli estensori della metanalisi non ritengono opportuno che i loro dati vengano considerati come antesignani di un cambiamento della pratica clinica corrente mentre dovrebbero sollecitare gli esperti della materia a definire meglio il concetto di autogestione della cura relativamente alla lombalgia e a individuare quali caratteristiche specifiche ne possano migliorare l’efficacia nel mondo reale.
Oliveira VC, Ferreira PH, Maher CG et al. Effectiveness of self-management of low back pain: Systematic review with meta-analysis Arthritis Care Res. 2012;64:1739-1748
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