Obiettivo della ricerca dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici: fare luce su quanto e su come impattano nel nostro Paese le malattie reumatologiche (l’avvertenza dei vertici SIR è di non chiamarle più reumatiche, perché questo aggettivo rievoca alla mente principalmente le patologie dell’anziano, mentre la definizione “reumatologiche” è più universale: come ormai è risaputo, queste malattie riguardano anche i giovani). La ricerca ha raccolto 639 questionari, compilati per il 90% da donne e dal 10% uomini, prevalentemente del Nord (40%), e in percentuali più contenute hanno risposto anche dal Sud e dalle Isole (32%) e dal Centro (27%). Entrando ancor più nel merito del campione sondato, dai dati si evidenzia che oltre la metà degli intervistati è affetto da artrite reumatoide (56%), a seguire da artrite psoriasica (14%) e da altre patologie al di sotto del 10% (tra cui spondiloartropatie sieronegative, sclerodermia, sindrome di Sjögren e morbo di Still).
Dai dati emerge che un malato su cinque lamenta forte dolore e il 40% si trova costretto ad abbandonare il lavoro. Fatto che ha ripercussioni anche sull’umore, sull’autostima, sulla realizzazione sociale e personale, ça va san dire. «C’è ancora una scarsa considerazione sulla gravità delle malattie reumatologiche», sottolinea la presidente di ANMAR, Silvia Tonolo. «La conciliazione tra malattia e lavoro è un bisogno tuttora insoddisfatto», dichiara Davide Integlia, direttore di ISHEO. Il 47% dei lavoratori dipendenti, infatti, non ha trovato modalità di conciliazione efficace, e di questi solamente il 44% ha goduto di congedi di malattia retribuiti. Il 47% dei lavoratori dipendenti non ha trovato modalità di conciliazione efficace dei suoi bisogni sanitari e di assistenza con gli impegni lavorativi. Di questi solamente il 44% ha goduto di congedi di malattia retribuiti. Al 38% degli intervistati è stata negata la possibilità di riduzione dell’orario di lavoro in alcuni periodi. Il 35% ha subito discriminazioni lavorative a causa della malattia. Tra le più gravi troviamo licenziamento (4%), mobbing (8%), demansionamento (7%), spostamento in altra sede (1%) e il 3% si è visto negare permessi di lavoro dovuti. Se si chiede quanti hanno usufruito delle tutele normative, si scopre che solo il 9% degli intervistati ha cercato di usufruire di misure di welfare per conciliare i propri bisogni sanitari con l’attività professionale. Di tutto il campione, tra l’altro, solo il 37% conosce le tutele a disposizione e le eventuali agevolazioni. Manca, quindi, anche informazione in merito.
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