Due antibiotici efficaci nell'artrite reattiva da Chlamydia
Domenica 6 Giugno 2010
Una combinazione di antibiotici si è rivelata efficace per il trattamento dell'artrite reattiva indotta da Chlamydia. La scoperta è il frutto di uno studio multicentrico americano coordinato dallo University of South Florida College of Medicine.
Il trial, sponsorizzato dal National Institute of Musculoskeletal and Skin Diseases, è pubblicato sul numero di maggio di Arthritis & Rheumatism ed è accompagnato da un editoriale di commento a firma di un gruppo tedesco di fama internazionale, che non esita a definire il risultato dello studio "impressionante".
John D. Carter, professore associato di medicina del USF Health Division of Rheumatology e primo autore dello studio ha dichiarato che "questi risultati alimentano la speranza che l'eradicazione di questa infezione persistente sia possibile e che esista una possibile cura". L'artirite reattive (Are), nota anche come sindrome di Reyter, una malattia autoimmune che si sviluppa in risposta a un'infezione. Secondo il National Institute of Arthritis and Musculoskeletal and Skin Diseases (NIAMS), i batteri associati più comunemente alla Rea sono la Chlamydia trachomatis, la cui infezione avviene in genere per via sessuale, e la Chlamydia pneumoniae, che può scatenare infezioni respiratorie.
Altri possibili agenti eziologici sono Salmonella, Shigella, Yersinia, and Campylobacter. I microrganismi migrano dal sito d'infezione, in genere le vie respiratorie o genitourinarie, attraverso il sangue alle articolazioni. In genere, queste artriti tendono ad autorisolversi, ma in un certo numero di casi - secondo dati recenti oltre il 30% - possono cronicizzare, assumendo quadri clinici simili all'artrite psoriasica o alla spondilite idiopatica, con sintomi gravi e difficile da controllare.
Alcuni studi hanno dimostrato che la presenza di Chlamydie nelle articolazioni di questi soggetti provocano infiammazione anche ad anni di distanza dalla prima infezione, dato che ha sollevato la questione - tuttora controversa - se sia possibile trattare con una terapia antibiotica prolungata i pazienti con Rea indotta da Chlamydia. Diversi studi su antibiotici in monoterapia hanno dato risultati per lo più negativi, mentre altri sembrano mostrare un possibile beneficio, specie nella Rea indotta da Chlamydia in stadio iniziale.
Uno studio dello stesso Carter, pubblicato nel 2004 sul Journal of Rheumatology ha confrontato per la prima volta un'associazione (doxiciclina e rifampina) con una monoterapia (sola doxiciclina), evidenziando una risposta notevole nei pazienti trattati con la terapia combinata. Sulla base di questi primi risultati promettenti, Carter e il suo gruppo hanno pensato a una nuova combinazione di antibiotici, in grado di colpire due diversi pathway che permettono la perisitenza dell'infezione da Chlamydia a livello articolare. Hanno quindi condotto uno nuovo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, dividendo 42 pazienti in tre gruppi: 12 trattati con rifampina più doxiciclina, 15 con rifampina più azitromicina e 15 con placebo. Tutti i partecipanti erano positivi a Chlamydia trachomatis o a Chlamydia pneumoniae e sono stati trattati per sei mesi con le combinazioni di antibiotici o il placebo e quindi seguiti per altri tre mesi post-trattamento.
I pazienti trattati con gli antibiotici hanno ottenuto miglioramenti significativamente maggiori nelle misure di tumefazione e dolorabilità delle articolazioni di valutazione dei sintomi. In più, il 22% dei soggetti trattati con gli antibiotici ha raggiunto una remissione completa della Rea, contro nessuno nel gruppo placebo, e in seguoto al trattamento e pazienti risultati negativi alla Chlamydia nel sangue o nel tessuto articolare sono stati più numerosi in modo significativo nei bracci sottoposti alla terapia antibiotica combinata. Il trattamento si è rivelato anche ben tollerato e gli eventi avversi, per lo più gastrointestinali, si sono rivelati lievi.
Nell'editoriale di commento, si legge che "i risultati ottenuti con queste combinazioni di antibiotici sono molto promettenti e a aprono la strada a un nuovo metodo di trattamento non solo per le Rea indotte da Chlamydia, ma anche per la spondiloartrite da Chlamydia". Gli editorialisti auspicano ora l'esecuzione di altri studi per capire quali siano la combinazione di antibiotici, il dosaggio e la durata della terapia più efficaci per minimizzare il rischio di resistenza batterica.
J. D. Carter, et al. Combination Antibiotics as a Treatment for Chronic Chlamydia-Induced Reactive Arthritis. Arthritis & Rheumatism; Arthritis & Rheumatism 2010; 62(5):1298-1307. DOI: 10.1002/art.27394 leggi l'abstract Torna all'archivio