Denosumab, nuove prospettive di cura per l'osteoporosi
Lunedi 10 Ottobre 2011
Oltre 19mila pazienti trattati, studi clinici di durata fino a 8 anni e 1,2 miliardi di dollari spesi per le ricerche sul farmaco. Sono questi alcuni dei dati che qualificano lo sviluppo di denosumab, il primo anticorpo monoclonale diretto specificamente contro il ligando di RANK, un farmaco biotecnologico che da pochi giorni è disponibile anche nel nostro Paese.
Questo farmaco arriva dopo oltre 15 anni di studi, iniziati con la scoperta del meccanismo di azione alla base del funzionamento degli osteoclasti, le cellule che hanno lo scopo di regolare il riassorbimento osseo e che insieme agli osteoblasti, che invece esercitano un ruolo anabolico, consentono il normale metabolismo dell'osso. Gli scienziati di Amgen per primi scoprirono il ruolo del ligando di RANK e dell'osteoprotegerina, una glicoproteina in grado di bloccare il ligando stesso e quindi inibire il riassorbimento osseo.
Il ligando di RANK è il principale mediatore del riassorbimento osseo ed è responsabile della differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli osteoclasti, le cellule multinucleate che hanno la funzione di riassorbire l'osso. Inizialmente i ricercatori di Amgen cercarono di sviluppare l'osteoprotegerina, poi si resero conto che era meglio cercare di bloccare il RANK ligando e nacque così denosumab.
Denosumab inibisce direttamente il ligando di RANK a livello dell'osso corticale e trabecolare determinando un rapido miglioramento della densità dell'osso. Ne risultano una maggiore densità ossea, maggiore resistenza e riduzione del rischio di fratture a livello della colonna vertebrale, del femore e di altri siti scheletrici non vertebrali. . In commercio sono già da tempo disponibili farmaci in grado di bloccare gli osteoclasti, come gli estrogeni e i bisfosfonati. Denosumab ha il vantaggio della specificità e selettività e di avere un meccanismo di azione reversibile, con vantaggi anche in termini di sicurezza.
Il farmaco è disponibile per via parenterale e va somministrato due volte l'anno per via sottocutanea. E' indicato per il "trattamento dell'osteoporosi in donne in post-menopausa ad aumentato rischio di fratture" e per il "trattamento della perdita ossea associata a terapia ormonale ablativa in uomini con cancro alla prostata ad aumentato rischio di fratture".
I risultati dello studio registrativo di fase III denominato FREEDOM (Fracture REduction Evaluation of Denosumab in Osteoporosis every six Months) condotto per una durata di 3 anni su 7.808 donne con osteoporosi postmenopausale, hanno dimostrato che le donne trattate con una sola iniezione sottocutanea di denosumab ogni sei mesi hanno ottenuto una riduzione del 68% del rischio relativo di subire una nuova frattura vertebrale rispetto a quelle trattate con placebo, oltre a una riduzione del 40 per cento del rischio relativo di subire una frattura di femore e una riduzione del 20 per cento del rischio relativo di subire una frattura non vertebrale a 36 mesi.
Per quanto concerne il Servizio sanitario nazionale è rimborsato in classe A/RNRL attraverso l'attivazione del Piano terapeutico Aifa. La prescrizione a carico del Ssn è per i pazienti a rischio, cioè coloro che rientrano nella Nota 79, che hanno più di 70 anni e che hanno già una precedente frattura. Pur trattandosi di un anticorpo monoclonale, il costo è in linea con quello dei farmaci già disponibili e se utilizzato correttamente consente al Ssn un risparmio di costi. Infatti il costo del farmaco è inferiore a quello delle fratture che si verificano in assenza di terapia. La prescrizione è riservata ai seguenti specialisti: reumatologi, ortopedici, fisiatri, geriatri e internisti. Il medico di famiglia non è autorizzato a prescrivere il farmaco.
Nonostante la grande disponibilità di trattamenti per l'osteoporosi, molte pazienti trattate incorrono in una frattura, spesso provocata dalla scarsa aderenza alle terapie. La percentuale di abbandono delle terapie tradizionali è addirittura del 50% entro il primo anno, una percentuale molto elevata che influisce sull'efficacia del trattamento. Spesso è proprio la modalità di somministrazione (quotidiana, settimanale o mensile) a causare l'abbandono della terapia stessa. I dati del recente studio DAPS dimostrano che il 92,5% delle donne aderisce al trattamento con denosumab, il 97,2% persiste nel periodo prescritto dallo specialista e la compliance registrata è del 93,4% delle pazienti. L'aderenza alla terapia risulta aumentata del 30% - 40%.
Nel nostro paese, oltre il 30% delle donne over50 soffre di osteoporosi, circa 4 milioni di persone, di cui il 45% concentrato nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni. Una delle forme più diffuse, quella post-menopausale, è una patologia silente, che normalmente non ha sintomi evidenti fino all'avvenuta frattura, un evento che "cambia" la vita.
Il trattamento farmacologico dell'osteoporosi e l'aderenza alle terapie da parte dei pazienti garantiscono al Sistema Sanitario Nazionale un risparmio di milioni di euro l'anno. Lo dimostra uno studio pubblicato ad aprile 2011 su "Clinical cases in mineral and bone metabolism" , condotto su 5167 donne over 65 con osteoporosi post menopausale che hanno subito una frattura di femore tra il 2006 e il 2008. Dallo studio, che analizza i database delle ASL italiane, emerge che oltre il 60% delle pazienti "fratturate" non aveva mai assunto farmaci per il trattamento dell'osteoporosi, e che solo il 4,5% delle donne risultava in cura prima dell'evento. Torna all'archivio