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Artrite reumatoide, studio condotto su veterani guerra Usa scagiona idrossiclorochina da aumento problemi CV


L'incidenza della sindroma da QT lungo e di ospedalizzazioni dovute ad aritmie è risultata inferiore durante i primi 12 mesi di trattamento di pazienti con artrite reumatoide con idrossiclorochina o altro DMARDcs. Questo il responso di uno studio, condotto su veterani di guerra Usa con nuova diagnosi posta di AR, pubblicato su Arthritis & Rheumatology. Non solo: lo studio non ha documentato eventi avversi CV o decessi attribuibili alla terapia con HCQ.

Razionale e disegno dello studio
Nei primi mesi dello scorso anno, HCQ aveva vissuto una nuova primavera, essendo stato autorizzato, per un breve periodo, il suo impiego nel trattamento della Covid-19.

Durante quel periodo, l'emersione di casi di aumentata incidenza della sindrome da intervallo QT lungo, legato all'impiego del farmaco, aveva destato allarme.

Ora, per quanto l'autorizzazione all'impiego di HCQ per la Covid-19 sia stato revocato, HCQ resta comunque, ancora oggi, un trattamento comune nell'AR.

La richiesta di maggiori informazioni sulla safety CV anche in questa condizione ha sollecitato la messa a punto di questo nuovo studio di safety che, attingendo ai dati residenti nel Depertment of Veterans Affairs database statunitense, ha identificato pazienti con nuova diagnosi posta di AR tra la fine del 2001 e la fine del 2017, allo scopo di verificare la maggiore o minore incidenza di eventi avversi CV legati all'impiego di idrossiclorochina.

Nel concepire lo studio, i ricercatori, in ragione del disegno osservazionale dello stesso, sono ricorsi alla tecnica di propensity score matching per eliminare i bias legati alla mancata randomizzazione dei pazienti a trattamento con HCQ o con un altro DMARDcs.

Il follow-up dello studio era pari a 12 mesi; gli outcome analizzati sono stati, nell'ordine, l'incidenza di casi di sindrome da qT lungo, quella di ospedalizzazioni legate ad episodi di aritmia, nonché la valutazione della mortalità per tutte le cause.

Nel dettaglio, lo studio ha reclutato 8.852 pazienti (età media= 64±12 anni 14% donne; 28% di etnia nera). L'adozione della metodica del propensity score matching ha reso possibile la distribuzione bilanciata di ben 87 caratteristiche iniziali dei pazienti (differenze assolute standardizzate <4%).

Risultati principali
In totale, si sono avuti 3 casi di sindrome da qT lungo e 2 di questi si sono avuti nel gruppo trattato con HCQ. Gli episodi di ospedalizzazione causa aritmie, invece, sono stati in tutto 56 e 30 nel gruppo trattato con HCQ  (HR associato con l'inizio dell'impiego di HCQ= 1,16; IC95%= 0,68-1,95).

La mortalità per tutte le cause si è avuta in 144 pazienti del gruppo HCQ e in 136 pazienti del gruppo opposto (trattati con altro DMARDcs), per un hazard ratio associato con HCQ pari a 1,06 (IC95%= 0,84-1,34).

Inoltre, durante i primi 30 giorni di osservazione, non sono stati documentati casi di sindrome da qT lungo, mentre sono stati rilevati 2 casi di ospedalizzazioni causa aritmie nel gruppo trattato con DMARDcs diversi da HCQ, nonché 13 decessi (6 nel gruppo HCQ).

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso tra i limiti metodologici intrinseci del loro studio il disegno osservazionale, l'esistenza di problemi da errata classificazione o sottostima del prolungamento del qT per mancato accesso agli elettrocardiogammi, nonché l'impossibilità di generalizzare i risultati della coorte, costituita prevalentemente da pazienti di sesso maschile, alla popolazione generale di ambo i sessi affetta da AR.

Ciò premesso – aggiungono - “lo studio è quello comparativo di safety CV sull'impiego di HCQ in una coorte bilanciata di pazienti con AR di maggiori dimensioni finora mai realizzato che sia stato in grado di fornire nuove informazioni sulla safety CV di HCQ”.

Al contempo, i ricercatori, nelle conclusioni, invitano alla prudenza: “Nonostante l'incidenza molto ridotta di sindrome da qT lungo sia risultata generalmente sovrapponibile con i dati già riportati in letteratura – concludono – si impone la necessità di condurre nuovi studi che confermino quanto osservato”.

Nicola Casella
 
Bibliografia
Faselis C et al. Cardiovascular safety of hydroxychloroquine in veterans with rheumatoid arthritis. Arthritis Rheumatol. Published online May 10, 2021. doi:10.1002/ART.41803
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