Artrite reumatoide e farmaci biosimilari, come scegliere la giusta terapia?
Martedi 29 Maggio 2018
Redazione
Solo in Italia sono oltre 300 mila le persone affette da artrite reumatoide. Una malattia reumatica che colpisce 1 persona ogni 200, in prevalenza donne (circa il 75%). Si tratta di una patologia infiammatoria autoimmune, invalidante e a carattere sistemico, che può provocare al paziente dolore e deformazione articolari fino a giungere alla perdita delle proprie capacità funzionali.
Le persone affette da questa patologia hanno una qualità di vita compromessa. Si calcola che in Italia oltre il 25% dei pazienti sia parzialmente limitato nell’attività professionale e nel tempo libero, e il 4% sia affetto da disabilità completa.
Durante la recente presentazione del Position Paper del Collegio dei Reumatologi Italiani (CReI) è stata resa nota un’indagine sull’utilizzo dei biosimilari in reumatologia, gastroenterologia e dermatologia. «Questo studio dimostra che esiste un’area di sottotrattamento che riguarda i pazienti affetti da artrite reumatoide, artrite psoriasica e spondilite anchilosante, nonché per quelli affetti da psoriasi e malattie infiammatorie croniche intestinali.
I dati di prevalenza in Italia delle patologie selezionate sono stati tratti dalle fonti di letteratura scientifica più aggiornate. Il numero dei pazienti eleggibili a biologico è stato rilevato dalle linee guida e dalle fonti di letteratura scientifica più aggiornata. Per quanto riguarda il consumo di farmaci sono stati utilizzati dati di mercato», dichiara il Dottor Enrico Fusaro, Direttore della Reumatologia dell’Ospedale Molinette-Città della Salute di Torino ed ex consigliere del CReI.
«Su un campione di 200.000 pazienti affetti da artrite reumatoide, in Italia sono circa 58.000 i pazienti eleggibili al trattamento con biologico di cui solo 38.000 sono effettivamente trattati. Come conseguenza, in Italia, sono circa 20.000 i pazienti affetti da artrite reumatoide in sottotrattamento. Considerando le principali malattie autoimmuni che prevedono l’utilizzo di biologico, emerge che in Italia ci sono circa 200.000 pazienti potenzialmente eleggibili non trattai con biologico, con un range variabile da 100.000 a 300.000».
Fondamentale, comunque, continua a essere la diagnosi precoce: «È determinante, quanto l’opportuno percorso del paziente che parte dal medico di medicina generale, il quale deve essere in grado di riconoscere i sintomi di sospetto della patologia, per arrivare al centro che dovrà riuscire ad accoglierlo in tempi brevi e a impostare il percorso diagnostico e terapeutico. I biosimilari costituiscono un’opportunità non solo per controllare la spesa ma anche per destinare risorse a un numero più ampio possibile di pazienti», conclude il Dottor Fusaro.
Secondo quanto pubblicato dall’Eular nel 2017 tutti i farmaci biotecnologici sono stati messi sullo stesso identico piano al fallimento della terapia convenzionale.
Come è possibile scegliere la terapia adatta per le persone affette da questa patologia? «È importante razionalizzare che prima di adottare una terapia è necessario conoscere bene il paziente e garantirgli un percorso ad hoc, studiato apposta per le sue esigenze. Detto questo il farmaco più utilizzato per la cura delle artriti, il cosiddetto farmaco ancora, è il Metotrexato», afferma il Dottor Roberto Gorla, della Reumatologia Spedali Civili di Brescia. «In caso di fallimento del farmaco ancora si può ricorrere a farmaci biologici. Nel momento in cui il paziente mostri una remissione stabile della patologia si può giungere anche alla riduzione della loro posologia, fino, in alcuni casi, anche alla totale sospensione. Situazione, questa, che comporta sia un maggior risparmio economico che un minor rischio di effetti collaterali per la persona in cura».