Artrite psoriasica, certolizumab pegol migliora segni e sintomi della malattia
Mercoledi 21 Novembre 2012
In occasione del congresso annuale dell’American College of Rheumatology (ACR), a Washington, UCB ha annunciato i risultati positivi dello studio di fase III RAPID-PsA, in cui certolizumab pegol ha dimostrato di migliorare segni e sintomi dell’artrite psoriasica (AP) rispetto al placebo, in pazienti adulti naïve agli anti-TNF oppure già trattati in precedenza con questi biologici.
Il farmaco (che è un anti-TNF pegilato) non ha ancora l’indicazione per l’AP, ma UCB intende presentare la domanda di approvazione alle agenzie del farmaco entro la fine del 2012.
Lo studio RAPID-PsA è un trial randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo che prevede una prima fase della durata di 24 settimane ed è il primo studio su un anti-TNF nel trattamento della AP che ha arruolato sia pazienti naïve sia pazienti già esposti agli anti-TNF.
Il trial è ancora in corso e durerà in totale 158 settimane. Alla prima fase di 24 settimane seguirà una seconda fase di altre 24 settimane in cui il cieco riguarderà solo il dosaggio del farmaco e, infine, un’ultima fase di estensione in aperto, fino ad arrivare alle 158 settimane. Al congresso ACR sono stati presentati i risultati della prima fase.
Gli autori hanno arruolato 409 pazienti con AP trattati in rapporto 1:1:1 con certolizumab pegol 200 mg ogni 2 settimane oppure 400 mg ogni 4 settimane oppure placebo. Nei bracci trattati con il biologico, i pazienti hanno ricevuto un carico di 400 mg di certolizumab pegol alle settimane 0, 2 e 4.
Per poter partecipare allo studio, i pazienti dovevano aver già provato senza successo almeno un DMARD e potevano aver già provato anche un altro anti-TNF, a patto che non fossero non-responder primari. All'interno del braccio placebo, i pazienti che non hanno risposto al trattamento (dove la risposta è stata definita come una riduzione ≥ 10% del numero delle articolazioni dolenti e di quelle tumefatte) alle settimane 14 e 16 sono stati nuovamente randomizzati alla settimana 16 e trattati con certolizumab pegol 200 mg ogni 2 settimane oppure 400 mg ogni 4 settimane dopo la dose di carico.
La risposta ACR20 alla settimana 12 è stata significativamente più alta in entrambi i gruppi trattati con certolizumab pegol rispetto al gruppo di controllo (58% con 200 mg ogni 2 settimane, 51,9% con 400 mg ogni 4 settimane contro 24,3% con placebo; P < 0,001) e la risposta è stata ottenuta rapidamente, già dalla prima settimana (21% e 23% contro 7,4%).
Al basale, un paziente su cinque era già stato trattato in precedenza con un anti-TNF. Dopo 24 settimane, il miglioramento dei segni e sintomi dell’AP ottenuto con le due dosi di certolizumab pegol rispetto al placebo ha riguardato sia i pazienti già esposti agli anti-TNF (59,3% contro 11.5%) sia quelli naïve a questi farmaci (60,3% contro 26,4%).
L’incidenza degli eventi avversi nei due gruppi certolizumab pegol è stata nel complesso del 62% contro il 68% nel gruppo di controllo e quella degli eventi avversi gravi del 7% contro il 4%. Gli eventi avversi più comuni con un'incidenza maggiore del 5% sia nei gruppi certolizumab pegol sia nel gruppo placebo sono stati rinofaringite e infezioni delle vie aeree. Gli eventi avversi gravi più comuni in entrambi i casi sono stati le infezioni e le infestazioni (1,2% nei gruppi certolizumab pegol contro 0,7% nel gruppo placebo).
Negli Stati Uniti, certolizumab è attualmente indicato per il trattamento di pazienti adulti con artrite reumatoide moderata-grave, nonché per la riduzione dei segni e sintomi della malattia di Crohn e per il mantenimento della risposta clinica in pazienti adulti con malattia da moderatamente a gravemente attiva che non hanno risposto adeguatamente alla terapia convenzionale.
Nell'Unione europea, invece, il biologico è indicato, in combinazione con metotrexate (MTX), per il trattamento di pazienti adulti con artrite reumatoide attiva moderata-grave che non rispondono adeguatamente ai DMARD, compreso il MTX. Inoltre, il farmaco può essere somministrato come monoterapia in caso di intolleranza al MTX o nei casi in cui un trattamento continuativo con MTX è inappropriato. Torna all'archivio