Artralgia, come identificare i pazienti che non progrediscono verso l'artrite?
Sabato 7 Marzo 2020
NC
I pazienti con artralgia clinicamente sospetta (CSA) presentano sintomi articolari, come dolore e rigidità fisica delle piccole articolazioni senza i segni clinici di artrite, ed è noto che sia l'artralgia che l'infiammazione subclinica individuata mediante imaging a risonanza magnetica (MRI) possono precedere lo sviluppo di artrite reumatoide conclamata. Tuttavia, alcuni dei pazienti con CSA non progrediscono ad AR. Di qui la domanda: come è possibile differenziare l'evoluzione della malattia cronica dalla malattia che si risolve?
A questa domanda ha cercato di rispondere uno studio pubblicato su Arthritis Research & Therapy che, prendendo in considerazione un campione di pazienti con artralgia clinicamente sospetta (CSA) che non progrediscono ad artrite reumatoide, si è proposto di valutare le frequenze di miglioramento spontaneo dell'artralgia e la sua relazione con il decorso dell'infiammazione subclinica.
Disegno dello studio I ricercatori hanno preso in considerazione 241 pazienti a rischio di AR sulla base della presentazione clinica nel corso di un quadriennio (2012-2015), reclutandoli nella coorte di pazienti con artralgia clinicamente sospetta.
Rispetto al totale questi pazienti, erano disponibili i dati completi di 152 individui relativi al follow-up clinico che non avevano sviluppato artrite conclamata, 98 dei quali sono stati sottoposti ad esami di imaging a risonanza magnetica sia all'inizio dello studio che dopo 2 anni.
I risultati delle scansioni MRI sono stati valutati mediante punteggio per la presenza di sinovite, tenosinovite ed edema del midollo osseo, per poi essere messi a confronti con querlli ottenuti in individui liberi da sintomatologia.
Risultati principali Dopo un follow-up durato 2 anni, il 33% dei pazienti con CSA non progrediti ad artrite conclamata ha mostrato una completa risoluzione della sintomatologia; il 67% non ha mostrato una risoluzione dei sintomi ed ha ricevuto diagnosi di CSA persistente (44%), osteoartrosi (10%) e problematiche tendinomuscolari (13%).
Utilizzando i controlli liberi da sintomi come riferimento, i pazienti senza risoluzione della sintomatologia non mostravano un innalzamento dei punteggi di imaging a risonanza magnetica in ciascuno dei time point considerati. Al contrario, i pazienti che hanno raggiunto la risoluzione dei sintomi presentavano un innalzamento dei punteggi MRI relativi all'infiammazione al basale (4 vs. 2,6; p=0,037) ma non dopo 2 anni (3 vs. 2,6; p=0,57); inoltre, nel corso del follow-up, il punteggio MRI relativo all'infiammazione si è ridotto in maniera significativa (p=0,036).
Riassumendo Lo studio ha individuato un sottogruppo di pazienti con CSA che non è progredito ad AR e ha mostrato un miglioramento spontaneo della sintomatologia e la risoluzione dell'infiammazione articolare subclinica.
Questa relazione temporale suggerisce che l'infiammazione subclinica è legata alla presenza di sintomi e al fenotipo di CSA. Identificato questo sottogruppo di pazienti con CSA che non progrediscono, sarà utile, ora, condurre nuovi studi per identificare i meccanismi che sono coinvolti nella risoluzione dei processi di malattia.
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Bibliografia ten Brinck RM et al. Improvement of symptoms in clinically suspect arthralgia and resolution of subclinical joint inflammation: a longitudinal study in patients that did not progress to clinical arthritis. Arthritis Res Ther 22, 11 (2020). https://doi.org/10.1186/s13075-020-2102-9 Leggi Torna all'archivio