Nel mese di ottobre è scomparso il professor Giuseppe Tirri, presidente onorario della Società Italiana di Reumatologia, già ordinario presso la Seconda Università di Napoli.
Le mie frequentazioni con lui datavano da almeno quarant’anni, quando da giovane studente di medicina a Napoli frequentavo la clinica Medica diretta dal professor Mario Giordano, dove Tirri insegnava Idrologia. All’epoca era impossibile resistere al fascino di quell’enorme volume e qualità di conoscenze che la Cattedra offriva a noi studenti. Perciò tantissimi medici che ora operano in Napoli o in altre città frequentavano tale clinica, certi di apprendere il meglio della semeiotica e della medicina interna dell’epoca.
La vecchia clinica medica di Napoli capitale della cultura, dei Cardarelli, di Rummo, di Condorelli, di Magrassi era ancora presente nella sostanza e nella forma in quella affascinante Cattedra. Laddove il direttore non era solo colui che comandava per autorità, ma principalmente colui che infondendo la propria autorevolezza creava “scuola” medica. Si apprendeva dall’esempio di ottimi clinici e “galantuomini”. Purtroppo una incurabile malattia ci sottrasse il Professor Giordano nel 1984, proprio quando stava per raccogliere il meglio del suo lungo lavoro. A succedergli fu l’amico professor Giuseppe Tirri, ultimo continuatore di tale stile.
Giuseppe Tirri, di origini irpine come la mia famiglia d’origine, fu direttore di questa scuola medica in un difficile momento di cambiamento, laddove una medicina di qualità dovette trasformarsi in una medicina superaffollata di studenti, dove era difficile riconoscere le capacità dei singoli. La sanità era divenuta, grazie alla legge 833/78, un servizio essenziale aperto a tutti e bisognava formare un gran numero di medici preparati almeno nelle basi fondamentali.
Nel 1990, Tirri riuscirà ad ottenere la scuola di specialità in reumatologia a Napoli, completando così quel lungo percorso di ricerca e formativo che il suo predecessore, professor Mario Giordano, non era riuscito a ultimare. Veniva così favorita la formazione di molti giovani reumatologi soprattutto nel campo dello studio della Sclerosi sistemica, delle crioglobulinemie e delle malattie del tessuto connettivo e costruiva un gruppo di lavoro che tutt’ora continua la sua opera.
Alla fine degli anni ’90 ebbi l’onore di condividere con lui la partecipazione al Consiglio Direttivo della SIR, nella cui frequentazione non mancava mai di trasmettermi consigli ed insegnamenti di comportamento corretto nel campo medico ed umano.
Sempre equilibrato e misurato lo ricordo con affetto e tenerezza ricevere un premio alla carriera offertogli da noi reumatologi ospedalieri e territoriali campani nel 2003, quando non riuscì a trattenere un segno di commozione. Ricordo il suo breve discorso di ringraziamento, accorato e pieno di speranza e di riconoscimento per chi gli succedeva nell’attività di reumatologia clinica.
Il professore Tirri lascia un vuoto di simpatia, di ironia, di stile e di conoscenza enormi. Ai figli Rosella ed Enrico, che brillantemente continuano la sua opera, e alla famiglia tutta, giunga il nostro caro abbraccio, segno di stima e di indelebile ricordo.